Dei 132 leghisti alla Camera, solo 80 hanno partecipano martedì al voto di fiducia con cui l'Aula ha approvato il Green pass, poco più del 60%. Da aggiungere anche che se tra gli assenti vi erano 11 deputati in missione, 41 erano assenti ingiustificati. Dopo i saluti alla Lega dell'eurodeputata Donato, il voto di ieri a Montecitorio ha fatto dire ai notisti politici che nel partito di via Bellerio vi sono ormai due correnti in lotta tra loro. Una è quella "governista" guidata da Giorgetti, l'altra è quella che strizza un occhio (forse anche due) all'opposizione e fa capo a Salvini.
Partendo da tale considerazione, che si può definire oggettiva, c'è chi ipotizza nervi tesi, tensione in una escalation di scenari che non arriva ad escludere persino future scissioni, a partire dai gruppi parlamentari leghisti. Al di là di quanto siano reali o meno tali ipotesi, è però evidente che le prossime amministrative di ottobre rappresenteranno una sorta di esame per la linea politica tenuta finora dalla Lega e se i risultati - come sembra - per il carroccio (e il centrodestra) non fossero brillanti nelle grandi città, è logico pensare ad un redde rationem all'interno del partito che potrebbe avere conseguenze anche sulla composizione della maggioranza che sostiene il governo.
A conferma che l'ipotesi di possibili futuri capovolgimenti (e nuove alleanze) non sia irreale, vi è l'ultima dichiarazione del signor nessuno più influente in Italia, Matteo Renzi, un signore che vive, anzi sopravvive, di politica proprio grazie ai colpi di teatro, promuovendo oggi ciò che aveva denigrato ieri e viceversa.
L'ultima sortita di Renzi è sul Green pass:
"Noi siamo per il Green Pass", ha dichiarato. "Proprio per questo troviamo assurdo non riaprire musei cinema stadi teatri concerti al 100%. La cultura non può essere considerata la serie B: i luoghi di cultura sono la nostra identità, la nostra anima, la nostra libertà. Firma la petizione e falla firmare per riaprire la cultura al 100%".
Si potrebbe aprire una parentesi sul fatto che Renzi pretenda di interessarsi alla cultura... ma non è questo il punto. Il punto è sottolineare che il senatore fiorentino, indirettamente, per la prima volta ha criticato Mario Draghi, le cui qualità finora erano state da lui descritte di una spanna inferiori solo a quelle di Dio onnipotente. E per far questo ha promosso una petizione sul proprio sito o, se si preferisce, sul sito del proprio partito.
Non solo. Renzi si smarca dal governo (e da Draghi) anche sulla scuola:
"Non deve chiudere più. Anche per questo, è fondamentale che chi si è vaccinato totalmente non sia costretto a fare sette giorni di quarantena se sta in classe con un positivo. La quarantena ai vaccinati non ha senso e ci riporta dritti in Dad nel giro di qualche settimana".
Pertanto, come riporta anche la stampa berlusconiana (fonte TGcom24), "dopo la plateale contestazione di alcuni esponenti della Lega che alla Camera non hanno votato per l'estensione del Green pass, la maggioranza di governo ha un'altra spina nel fianco con cui convivere. Il pungolo a Mario Draghi arriva dal suo primissimo sostenitore politico, Matteo Renzi che con l'annuncio della petizione per le riaperture sembra andare oltre l'espressione di un malcontento".