E’ stato assegnato a Mario Draghi il premio ISPI 2024, riconoscimento dedicato a personalità che hanno contribuito a dare lustro all’immagine dell’Italia nel mondo.
L’ex premier e presidente della Banca Centrale Europea, che detto tra noi quando è stato a Palazzo Chigi poco e niente ha fatto per risollevare le sorti dell’Italia, limitandosi a traghettare il paese alle elezioni politiche, nel suo intervento a Palazzo Clerici a Milano, oltre a varie ovvietà del tipo “un mondo è finito” e tanti buoni consigli come “Quando si fanno le cose bisogna essere ottimisti, se si è pessimisti si sta a casa”, sembra essersi voluto auto-assolvere dall’aver fatto poco e niente nei due anni di premierato italiano, facendo un paragone fra la sua esperienza da tecnico e quella di chi invece è stato eletto:
"Quello che la gente vuole da un leader è che abbia competenza e visione: immaginare il futuro e avere la capacità di realizzarlo. Ma da un leader politico vuole di più: che sappia portare con sé il resto del Paese. Chi va alle elezioni fa qualcosa in più di chi non ci va: ricevere la legittimazione dei cittadini è importante per fare le riforme, la legittimazione dà forza e scopo al proprio mandato. Un mandato di un non eletto deve essere per forza circoscritto, mentre il mandato di un eletto può essere più ampio e abbracciare riforme importanti".
Parole che suonano come una giustificazione per i limiti del suo premierato a Palazzo Chigi, durante il quale Draghi si è trovato a gestire l’emergenza post-pandemica e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, senza però incidere sulle sorti economiche e sociali del Paese.
E poi, non nominandola mai, ha rifilato uno schiaffone a Giorgia Meloni entrata a palazzo Chigi dopo di lui, tra baci e abbracci:
"La leadership franco-tedesca si è indebolita ma non vedo altre leadership capaci di dirigere l’Europa verso un futuro comune. C’è un vuoto di leadership, ma bisogna avere pazienza e attendere l’esito delle elezioni in Germania. Se l’Europa va in direzione sovranista come si potrà percorrere una strada per l’integrazione?"
Insomma Giorgia Meloni – secondo l’ex timoniere della BCE, noto anche come Mr. Whatever It Takes, per aver fatto il possibile per evitare la caduta dell’euro – non avrebbe gli attributi per prendere in mano la leadership europea.
Ma lui, SuperMario, lui che ha la soluzione giusta per ogni problema, perché non si candida alle prossime elezioni per ‘salvare’ l’Italia, l’Europa e il Mondo intero?