Quello in cui si è cacciato Netanyahu per mettere in piedi il suo governo, costituendo una maggioranza con le forze politiche dell'estrema destra, è sempre di più un cul-de-sac, una strada senza sbocco, un vicolo cieco... da cui non è in grado di uscire.

La riforma giudiziaria che è diventata un elemento imprescindibile per la sopravvivenza del suo governo, rischia però di causare la fine del suo percorso politico. 

Quella della Giustizia è una controriforma che vuole mettere la magistratura sotto il controllo dell'esecutivo... il desiderio di tutte le forze di estrema destra presenti al mondo. Con quali finalità, in Israele? Sicuramente, una di queste è quella di consentire al governo di dar mano libera ai coloni nell'occupazione pressoché totale della Cisgiordania. Finora, la Corte suprema israeliana ha, "in parte", ostacolato e rallentato tale disegno, ma una volta che tale istituzione finirà sotto il controllo dell'esecutivo, i giudici che vi faranno parte saranno solo delle marionette in mano ai desiderata dei rappresentanti politici dei coloni... con tutte le conseguenze che ne potranno seguire, da un punto di vista militare, terroristico e diplomatico.

Lo sanno bene gli Stati Uniti che hanno cercato in tutti i modi di farlo comprendere a Netanyahu che, però, non pare intenzionato a dare ascolto allo storico alleato.

Lo sanno bene i riservisti dell'esercito che, per protesta, hanno iniziato a dar seguito a quanto minacciato in passato e hanno smesso di presentarsi quando vengono richiamati per corsi di aggiornamento o per partecipare ad azioni militari, come nel caso di quelli dell'aeronautica, i cui rifiuti sono stati commentati così dal premier israeliano: "Possiamo farcela senza alcuni piloti, ma non possiamo farcela senza un governo" (pur sapendo che non è così).

E lo sa bene la maggioranza degli israeliani, anche di una buona parte di coloro che alle ultime elezioni avevano votato per il Likud, che prosegue la protesta nelle strade.

Questa settimana le manifestazioni, in pratica, non si sono mai interrotte e in queste ore decine di migliaia di persone si stanno radunando di fronte alla Knesset, dove lunedì si voterà uno dei punti cardine della controriforma della Giustizia, dopo una marcia spettacolare di 60 chilometri.

I manifestanti hanno programmato una manifestazione ad oltranza, pensando di accamparsi davanti alla sede del Parlamento fino al giorno del voto, mentre per stasera è prevista anche una manifestazione davanti alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme, così come a quella di Kaplan Street a Tel Aviv.

Quelle che si stanno radunando di fronte alla Knesset per la 29.a settimana di protesta sono centinaia di migliaia di persone, provenienti da qualsiasi parte di Israele.

E chi non ha marciato è corso a sostenere i manifestanti offrendo loro viveri in tale quantità che gli organizzatori hanno chiesto di smettere di portarne altri.

La legge in discussione domenica, che poi sarà votata lunedì, vuole vietare alla Corte Suprema e ai tribunali inferiori di utilizzare la dottrina della "ragionevolezza" per rivedere le decisioni prese dal governo e dai suoi ministri.

I sostenitori dicono che il divieto dell'uso di tale dottrina è necessario per fermare l'ingerenza giudiziaria nelle decisioni governative, sostenendo che ciò equivale a giudici non eletti che si sostituiscono ai parlamentari eletti dal popolo.

Per le opposizioni la nuova legge indebolirà la capacità della Corte di rivedere decisioni che danneggiano i diritti civili e ostacolerà la sua capacità di proteggere l'indipendenza dei funzionari che occupano incarichi istituzionali di alto livello.

La spettacolare protesta in atto riuscirà a far cambiare idea ad una parte dei parlamentari della maggioranza?