Sull'udienza che si è tenuta sabato a Catania, in relazione al sequestro dei migranti sulla Gregoretti, commentandone i contenuti con la stampa, Salvini ha spiegato che da ministro dell'Interno ha agito per salvare vite e proteggere il Paese, diversamente da quello che è accaduto dopo:
"Dopo di me - ha dichiarato il segretario della Lega - ci sono stati morti annegati e diritti negati. Arrivare in Italia è un diritto che richiede il rispetto di alcune regole, come in tutti gli atri paesi del mondo".
Quindi, il Salvini che ha impedito, nel caso della Gregoretti, ad una nave militare di portare a termine una missione di salvataggio vietandone lo sbarco del centinaio di naufraghi a bordo, di fatto sequestrati sulla stessa nave insieme all'equipaggio, avrebbe agito per salvare vite e proteggere il Paese.
E tanto sembrava esser convinto del suo ruolo che il Salvini dei "porti chiusi" ha poi aggiunto:
"... Io sono rispettoso di quello che la giustizia mi chiede e sono qui per rispondere di quello che avevo promesso agli italiani di fare: combattere gli scafisti, il traffico di esseri umani e il business dell’immigrazione clandestina senza fare male a nessuno [ha detto proprio così, ndr]".
Per cercare di fare chiarezza sulla vicenda Gregoretti, il giudice che deve decidere se rinviare o meno a giudizio Matteo Salvini sabato aveva convocato anche l'ex ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli che, in base a quanto da lui riassunto dopo l'udienza, avrebbe addossato sull'ex collega ed alleato qualsiasi responsabilità sul divieto di sbarco imposto alla Gregoretti:
"Esiste una legge approvata dall’organismo marittimo internazionale, e recepita nel Testo unico sull’immigrazione, che dà al ministro dell’Interno la responsabilità delle richieste di asilo e dell’identificazione dei migranti a terra, mentre per il ministro dei Trasporti la responsabilità è sull’imbarcazione. Io ho risposto a tutte le domande che mi sono state fatte: in quell’aula sta avvenendo il tentativo di una persona di scaricare le responsabilità sugli altri. Salvini a parole diceva di difendere i confini italiani, ma la legge dice che era lui il responsabile dei migranti su terra".
Successivamente, Toninelli ha ribadito, nel corso della sua deposizione sul caso Gregoretti, di aver risposto in modo chiaro e puntuale a tutte le domande circostanziate che gli sono state poste, comprese quelle sul caso Open Arms: "Ora basta con le notizie false che stanno circolando, altrimenti sarò costretto ad adire le vie legali nei confronti delle testate giornalistiche e di chiunque altro continuerà a diffonderle".
L'avvertimento di Toninelli stride però con le domande che i giornalisti hanno tentato di rivolgergli dopo la dichiarazione da lui rilasciata. Domande che, per l'appunto, non hanno avuto risposta.
Sarebbe stato però utile che Toninelli sabato avesse spiegato come il suo giudizio odierno sull'operato di Salvini in passato gli abbia però permesso di votare a favore dei decreti sicurezza e di condividere la politica dei porti chiusi del leader leghista.
Per Salvini e la sua avvocata, la senatrice Bongiorno, la linea di difesa è per l'appunto basata sulla condivisione. Anche in questo caso ne sono riprova le dichiarazioni a fine udienza della stessa Bongiorno:
"Grande imbarazzo per Toninelli. Io ero in quel governo e ricordo benissimo ciò che accadeva: i ministri competenti andavano a discutere con Conte e Salvini di queste vicende poco prima del Cdm e noi ministri non competenti su queste questioni aspettavamo per ore che loro decidessero. Prendevano tutte le decisioni insieme. Erano un gruppetto, c’erano Toninelli, Moavero, il presidente Conte, Salvini e Di Maio. Io che non facevo parte di quelle riunioni ricordo lucidamente che scrivevo a casa che avrei fatto notte perché nella stanza accanto stavano decidendo chi fare sbarcare e chi no. Io c'ero e so come inseguivano Salvini".
Queste parole della Bongiorno riassumono la linea di difesa da lei scelta per il suo assistito nel concetto, espresso in termini molto poco giuridici, del tutti colpevoli nessun colpevole. Può darsi che la Bongiorno abbia ragione, ma per i non esperti tra le cui fila mi annovero sembra impossibile che un giudice possa sposare tale linea. Tuttalpiù, in base alla logica, un giudice potrebbe chiedere di rinviare a giudizio anche gli altri eventuali responsabili, piuttosto che proscioglierli tutti.
Ma prima di sapere come andrà a finire, c'è ancora da attendere le dichiarazioni di Conte che non potrà essere ascoltato prima del prossimo mese.