(di Marco Tordiglione) La dimensione acquisita dall'emergenza sanitaria in Italia, come ormai nel resto del mondo, e la lotta contro il coronavirus ci pone domande e dubbi ogni giorno.
Si rincorrono informazioni, studi, dati, etc., con una velocità impressionante, e la visione globale del fenomeno comporta approcci multidisciplinari al fine di comprendere l'azione dei governi nonché le conseguenze economiche. L'emergenza da sostenere e contenere con tutti i mezzi, a cominciare dalle strutture sanitarie ed il personale qualificato (risorsa fondamentale per ogni realtà locale e non), genera dei costi inevitabili che ogni Paese deve affrontare adeguatamente per non incorrere in rischi che non possiamo permetterci, per salvaguardare la "salute" di ciascuno, senza distinzioni e differenze di ogni genere.
Ciò dovrebbe rappresentare una finalità da osservare prima di analisi e valutazioni dell'impatto economico in negativo sulla crescita del Paese.
Certamente la ricostruzione della "normalità" a cui tutti noi affidiamo la nostra speranza è complessa, richiede sforzi molteplici per far fronte alle conseguenze, per citarne alcune come disoccupazione, chiusura di attività economiche etc... La crisi economica è diventata ormai un tema diffuso, ed al centro di polemiche, affrontato da esperti, politici e studiosi ma che comporta una domanda per chiunque; quale sarà l'impatto umano ed economico di questa epidemia?
Ovviamente non è possibile arrivare ad una risposta o "ricetta" in grado di permetterci una pronta soluzione; l’impatto economico del Coronavirus sarà preoccupante, da gestire su scala globale. Senza dimenticare che l'emergenza sanitaria rappresenta il punto di partenza da considerare e la visione economica trascina con se anche un altro aspetto importante, cioè quello "sociale".
La distanza sociale che abbiamo assunto quale strumento di "difesa", da osservare scrupolosamente per la nostra e la sicurezza di tutti, può portare ad una diffidenza che non deve sconfinare nella disuguaglianza. Per questo occorre prestare attenzione trattando l'argomento a livello politico, sociale, culturale, etc.., ed attuare là dove necessario interventi e misure atte a prevenire disagi e contrasti.
Andando ad analizzare i dati della pandemia, il Coronavirus e la sua diffusione rapida hanno costretto a cambiamenti di abitudini e modo di vivere. Le restrizioni e l’isolamento hanno un impatto diverso nella vita di ciascuno, ed è importante tenere presente che viviamo in una società globale, caratterizzata da una integrazione fra cittadini di diversa nazionalità, estrazione sociale, con tradizioni e culture anche distanti ma meritevoli di riconoscimento e rispetto.
Pensiamo ai principi fondamentali come "la libera circolazione dei cittadini", sancita dai trattati dell’UE, ed in ambiti internazionali sulla base di leggi e discipline che costituiscono una componente essenziale del mercato unico e un elemento centrale del suo successo. La circolazione di persone rappresenta un principio ed un diritto fondamentale dell'individuo, fondante la tradizione giuridica di Paesi evoluti a cui non possiamo disconoscere l'importanza: stimola, ad esempio, la crescita economica consentendo alle persone di viaggiare, e la libera circolazione dei lavoratori, consentendo di conciliare e sviluppare le competenze nel mercato del lavoro.
Quindi una riflessione per far ripartire il "motore" della società è disporre di strumenti, non solo normativi, in grado di adattarsi ad un contesto socio-economico mutevole, in modo flessibile e senza trascurare diritti fondamentali.
Pertanto l'azione diretta a rimuovere e prevenire situazioni di crisi, economiche e non, deve iniziare dal "principio di uguaglianza", che è parte essenziale della cultura e del modo di pensare di tutti: appartiene al patrimonio universale la consapevolezza che tutte le persone sono uguali nella dignità e nei diritti. Inoltre, proprio sul piano dell'uguaglianza sostanziale, che nel nostro Paese trova sede nella Costituzione, occorre operare a favore dei "soggetti deboli", di coloro che vedono ostacolata per ragioni economiche e sociali la possibilità di un esercizio effettivo dei propri diritti, come ad esempio per stranieri, ma anche per cittadini che versano in condizioni socio-economiche particolari.
L'uguaglianza "sociale" è una situazione per cui all'epoca del coronavirus tutti gli individui o gruppi specifici isolati debbano avere la stessa condizione di rispettabilità . Quindi di parità si deve parlare, ad esempio, in materia di sicurezza, l’assistenza sanitaria e altri basilari diritti sociali.
Una perfetta uguaglianza sociale è una situazione tuttavia difficile da realizzare in tutte le società odierne, un traguardo da raggiungere non solo mediante la politica estera e la politica nazionale, ma l'azione di tutti noi.
E poiché questa prospettiva ci vede “mescolati”, dobbiamo orientare i nostri comportamenti per costruire un processo concreto di globalizzazione, per far sì che l'integrazione sia un meccanismo in grado di far crescere il Paese.
Prestando attenzione alla nostra Italia, non lasciamo che la paura e la diffidenza si trasformino in un ostacolo alla ripresa, anche sotto l'aspetto economico e produttivo, con interventi assistenziali concreti ed in assenza di presupposti ideologici errati.
In tal modo è possibile realizzare l’uguaglianza.