Ieri, i 5 Stelle proponevano un "impegno" di governo a Lega o 5 stelle sulla base di quanto già fatto in Germania dal 1961: discutere con i partiti che hanno i numeri per formare un governo e, nel caso di un accordo, firmare un "impegno" che vincoli i contraenti a rispettare alla lettera i punti elencati.

Rispetto al passato, la proposta di Di Maio chiarisce quale sia il "piano" dei 5 Stelle. Un piano che si sposa con quanto detto finora in relazione all'impossibilità di non poter rinunciare, da parte dei 5 Stelle, alla poltrona di premier.

Una pretesa comunque in linea con quanto accade in Germania, dove chi vince le elezioni guida il governo. Ma per quanto riguarda il resto? I grillini non lo hanno chiarito. Fino a ieri, infatti, squadra di governo (anch'essa presentata prima delle elezioni) e programma erano "immutabili", secondo il verbo dei 5 stelle. Ma se si chiede a Lega o Partito Democratico di discutere una convergenza sui programmi, come costoro potrebbero accettare un qualsiasi accordo se Di Maio non chiarisce, una volta per tutte, anche questi due aspetti?

Un accordo prevede comunque delle rinunce. Quali sarebbero quelle da parte dei 5 Stelle?

In attesa che i grillini informino l'opinione pubblica e gli altri partiti anche in relazione a queste problematiche, Lega e Pd hanno, per ora, risposto negativamente alla proposta di Di Maio.

Per Salvini, al momento, un qualsiasi accordo di governo non può prescindere da un'alleanza con gli altri partiti della coalizione (Fi e Fdi) con cui la lega si è presentata agli elettori. Quindi, la proposta di Di Maio, che di Forza Italia e Berlusconi non ne vuol sentir parlare, non è ricevibile.

Il Pd insiste nel dire che non farà alcuna alleanza di governo. Il renziano Andrea Romano ha così bollato la proposta del capo politico dei 5 Stelle: «C’è qualcosa di torbido in un leader politico che si vanta di non vedere alcuna differenza tra partiti e schieramenti radicalmente divergenti, a patto che qualcuno gli garantisca la poltrona. Qualcosa che ha a che fare con la perdita di senso della politica e con la sostituzione di un sistema anche minimo di valori con la centralità assoluta del potere.»

Alla fine del secondo giro di consultazioni, sempre più probabile prima che Mattarella affidi un incarico a chicchessia, sapremo se la via indicata da Di Maio sarà o meno percorribile.