Ieri sono uscita e ho incontrato molte persone che portavano in mano un ramoscello di ulivo nel ricordo dell’entrata spettacolare in Gerusalemme di Gesù di Nazareth. Tra una settimana si celebrerà la ricorrenza della Resurrezione di un Dio venuto per portare la salvezza all’umanità.

Tra i due “festeggiamenti” vi à una parentesi vergognosa: il tradimento per trenta denari, l’arresto, un processo “farsa”, la tortura, l’atto vile del lavaggio delle mani di Pilato ed infine la condanna a morte per crocefissione riservata ai peggiori delinquenti.

L’eliminazione di quell’innocente si può definire un “delitto politico” compiuto, da una parte, per mantenere ben saldo il potere che i sacerdoti esercitavano sul popolo e, dall’altra, la tipica espressione della politica estera praticata dai romani che lasciavano sui troni i vari re e rispettavano le religioni locali imponendo sopra tutto e sopra tutti l’autorità e gli interessi di Roma.

Questi sono i fatti storici che si raccontano da secoli trascurando però alcuni particolari importanti, uno per tutti: come mai la folla che festante saluta l’entrata in Gerusalemme del Rabbi seduto sul dorso di un mulo e pone mantelli al suo passaggio solo tre giorni dopo gli si rivolta contro disprezzandolo, sputandogli in faccia e invocando la sua crocefissione?

Gli scritti ufficiali sulla vita del Cristo narrano degli episodi straordinari (molto spesso mal interpretati), della scelta dei suoi discepoli, dell’accorrere delle folle per ascoltare la sua parola e per chiedere ed ottenere guarigioni: il Dio che durante i suoi ultimi tre anni di vita terrena si avvicina agli uomini portando loro consolazione e luce non ha ancora perduto del tutto la sua “divinità” solo alla fine quando il processo della sua “incarnazione” è giunto al termine perde le sue doti taumaturgiche.

Da quel momento in poi appare chiaramente il vero e squallido volto dell’umanità segnato dall’egoismo e dall’opportunismo: tutti gli voltano le spalle perché non possono più ricavare alcun vantaggio dalla sua presenza e per i discepoli essere associati ad un individuo tacciato di bestemmia diventa rischioso per la loro incolumità.

La sua condanna a morte scaturisce dal tradimento di un “falso” amico e da argomentazioni religiose e politiche inconsistenti e pretestuose con le quali si getta in pasto ad una folla strumentalizzata un personaggio “scomodo” perché venga eliminato.  

Che cosa ha portato quell’Essere a rinunciare alla sua natura divina per assumere quella umana?

La sua missione fu il ripristino dell’archetipo dell’essere umano contro il quale nessun errore, malignità e violenza può avere alcun potere, per questo il Cristo viene definito “primizia”. 

Il suo viaggio dall’infinito verso l’umanità termina con il processo di transustanziazione della fisicità di Gesù di Nazareth che si compie con la sua morte. 

La nostra temporanea casa terrena finirà e l’umanità abbandonerà definitivamente la materia per ricongiungersi alla realtà spirituale a cui appartiene. 

In questa settimana sarebbe utile per tutti chiederci che valore riveste la libertà nelle nostre esistenze terrene; quali valori guidano le nostre scelte e in che realtà aspiriamo a vivere.

Nel frattempo diamo uno sguardo agli strumenti di cui disponiamo tra i quali il diritto, è molto importante distinguere tra diritti individuali e diritti fondamentali: i primi sono quelli che permettono ai furbi di fare il loro comodo a spese del prossimo; i secondi dovrebbero difenderci da costoro.  Iniziamo a rispettare e a far rispettare le regole del vivere civile, sarebbe un buon inizio.