Qualche mese fa Amnesty International aveva presentato un report con cui accusava le forze armate ucraine di condurre una guerra “sporca”, sfruttando postazioni civili e trasformando di fatto i suoi cittadini in obiettivi militari.
La denuncia aveva generato enormi polemiche, che avevano condotto alle dimissioni la referente ucraina dell’organizzazione e costretto quest’ultima a scusarsi pubblicamente. Oggi arriva un’altra denuncia nei confronti di Kiev da parte di un’organizzazizone umanitaria internazionale, la Human Rights Watch (HRW).
Questa volta i vertici dell’organizzazione non governativa precisano subito che la loro denuncia non scagiona in alcun modo la Russia, ma il loro report è dettagliato e ricco di prove e testimonianze.
Il punto principale è il seguente: l’Ucraina, firmataria del trattato di Ottawa che vieta il ricorso alle mine antiuomo, non soltanto non ha smaltito le sue, ma ne sta facendo uso e per di più in aree residenziali, provocando vittime civili.
Un responsabile di HRW, Steve Goose, spiega che se anche i russi hanno usato a loro volta le mine, ciò non giustifica gli ucraini ad aver fatto altrettanto e aver piazzato gli ordigni contro i loro stessi cittadini. I funzionari di HRW hanno visitato la regione intorno a Izyum e Kharkov, dopo che i soldati russi se ne erano andati.
Questi ultimi hanno avvertito la popolazione del pericolo delle mine e hanno curato le vittime degli ordigni: sono gli stessi ucraini a testimoniarlo. Le mine usate dalle forze di Kiev sono le PFM-1, note come “mine papillon” o “pappagallo verde” per il colore e la forma.