Qualche giorno fa, il senatore 5 Stelle Matteo Mantero, "fichiano" e spesso critico con alcune scelte del suo Governo, ha pubblicato sul proprio account Facebook un lungo articolo dove spiegava i motivi del suo disegno di legge, già depositato in Senato, per la legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

Il ddl prevede la possibilità di coltivare fino a 3 piante femmine nella propria abitazione o in forma associata - per un massimo di 30 soci - e di detenere fino a 15 grammi di sostanza presso il proprio domicilio e 5 grammi fuori. Nel testo si prevede anche di regolamentare il mercato della cannabis a basso contenuto di thc (la cannabis light) consentendone la vendita anche per uso alimentare e innalzando il contenuto di thc delle infiorescenze fino all’1%.

Come ricorda Mantero, viso che i consumatori regolari di marijuana in Italia sono oltre 5 milioni, perché consentire alla criminalità organizzata di fare affari, sottraendo soldi allo Stato, e di mettere a rischio la salute dei consumatori, dato che quella venduta sul mercato nero è molto spesso tagliata con sostanze dannose?

La proposta non poteva passare inosservata, visto che l'argomento in Italia continua ad esser un tabù, mentre negli Stati Uniti si fa sempre più reale l'ipotesi che, dopo l'approvazione da parte di Donald Trump dell’Agriculture Improvement Act in cui viene legalizzata la produzione commerciale di canapa, la commercializzazione di cannabis possa essere consentita a livello federale, e non solo in alcuni Stati, già entro l'anno in corso.

Evidentemente, però, di questa possibile svolta del padre putativo Trump, il ministro Salvini non deve essere stato informato, perché ha commentato così l'iniziativa del senatore Mantero: «C’è qualche parlamentare che si preoccupa di legalizzare le canne. Non è una priorità del paese, non c’è nel contratto di governo.»

A Salvini fa eco l'ultracattolico Fontana, anch'egli leghista: «Le proposte sulla legalizzazione dell'uso della cannabis non sono concordate. E' un tema che non è nel contratto del governo e che non è nell'agenda della Lega. Ci sorprende che vengano presentati disegni di legge che sembrano più provocazioni che altro.»

Provocazione o meno, si allarga però il fronte delle divergenze tra gli "innamoratissimi" vicepremier Di Maio e Salvini. Infatti, non bisogna dimenticare che è aperto lo scontro sulle concessioni alle trivelle nel Mediterraneo e che riguardo alla legge di bilancio c'è in ballo il problema della pensione di cittadinanza ai disabili.