I pezzi da novanta scendono in campo. Oggi, Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna (ex renziano?), ha dichiarato ufficialmente che correrà per la segreteria del Partito Democratico. 

"È il momento di esserci, di impegnarsi, di partecipare. E di farlo insieme. Per il PD. Per il Paese", ha dichiarato.

Così ha spiegato la sua scelta:

"Il Pd è necessario per la stessa qualità democratica del Paese, rappresentando ideali e valori alternativi alle posizioni più conservatrici e alle derive populiste o sovraniste che abbiamo visto scorrazzare non solo qui ma anche in Europa e in tutto il mondo occidentale". "Continuerò a fare il presidente della Regione Emilia-Romagna, perché con gli emiliano-romagnoli ho un patto di fiducia preso all'inizio del 2020 e intendo onorarlo fino in fondo"."Avverto il peso e la responsabilità di questa scelta, una traversata per un nuovo partito, capace di battere la destra ma nelle urne alle prossime elezioni. Voglio riportare il Pd al governo ma perché abbiamo vinto, dopo cinque anni di opposizione. La sinistra non nasce per amministrare l'esistente ma per rendere il mondo un mondo migliore"."Uguaglianza, giustizia sociale, equità, solidarietà: sono questi i valori più profondi che definiscono la nostra identità. Per noi davanti al bisogno di cura non ci sono ricco o povero e ciascuno ha diritto alla miglior prestazione sanitaria disponibile a prescindere dal proprio reddito. Per questo per noi la sanità è anzitutto pubblica e universalistica, non per ragioni ideologiche"."E così per la scuola che deve tornare ad essere quell'ascensore sociale che offre a tutte le ragazze e ai ragazzi, a prescindere dalla famiglia di provenienza, le stesse opportunità. So che nei servizi dell'infanzia ci sono liste d'attesa e bambini che restano fuori, con mamme che devono lasciare il lavoro. So che abbiamo un livello troppo alto di dispersione scolastica perché mancano servizi mentre le nostre imprese chiedono più giovani formati. È una bella contraddizione… Io credo che la sinistra esista proprio per superare queste contraddizioni"."E ancora libertà e diritti, accompagnati sempre da altrettanti doveri: perché la cittadinanza per noi è responsabilità e la libertà vive nella legalità. Siamo la sinistra dell'emancipazione e dell'inclusione, della liberazione delle donne e della pienezza dei loro diritti, e la sinistra dell'accoglienza. A differenza di questa destra noi difendiamo il diritto di ciascuna persona di essere rispettata e riconosciuta per la propria identità. E rifiutiamo l'idea che sia lo Stato a poter stabilire come le persone debbano nascere, vivere, amare, morire"."Siamo la sinistra dei lavori, dell'ambiente e della lotta al cambiamento climatico. E il nostro compito, in questo tempo, è fare in modo che lavoro, impresa e ambiente si tengano insieme e insieme possano crescere. Definire e saper comunicare la propria identità è essenziale, altrimenti le persone non ti riconoscono. E la sinistra, per come la intendiamo noi, non vive nelle idee astratte di convegni, ma nelle battaglie delle persone in carne ed ossa pronte a lavorare insieme per obiettivi comuni. Stando dove la gente vive, studia, lavora"."In gioco per la prima volta da quando è nato c'è la vita stessa del nostro partito, e non la mia candidatura o il mio destino personale. Sentire evocare lo scioglimento del Pd, mettere in discussione le ragioni per cui il Partito democratico lo abbiano fondato, mi colpisce nel profondo. Non accetto che noi si resti paralizzati sotto i colpi della destra, di questa destra, che governa, o delle altre opposizioni che tentano di dilaniarci. Questo no, a me non sta bene. Lo dico per me, per noi, per la nostra storia. Se permettete, cosa vogliamo o dobbiamo fare lo decidiamo noi"."Ho il massimo rispetto per le altre forze di opposizione, ma non deleghiamo ai 5 Stelle di rappresentare la sinistra, così come al Terzo polo di rappresentare i moderati: il Pd nasce come partito di centrosinistra e questo spazio adesso ce lo andiamo a riprendere noi. Siamo all'opposizione e dobbiamo tornare ad essere un partito da combattimento, capace di fare battaglie in Parlamento e nella società, con l'obiettivo di strappare voti anche agli avversari e di far tornare alla politica parte dei troppi che si sono astenuti"."Non chiederò a nessuna corrente di sostenermi, né accetterò il sostegno di qualsivoglia corrente. Io non mi sono mai iscritto ad una corrente e lo voglio dire ai più giovani: si vive benissimo lo stesso, direi anche meglio"."Non possiamo più permetterci di selezionare le classi dirigenti attraverso le correnti. Né di organizzare il partito stesso e il suo funzionamento attraverso le correnti, né di fare le candidature per correnti. Semplicemente perché il meccanismo, come abbiamo visto, non funziona: alla lunga non seleziona il merito ma la fedeltà, non produce unità e sintesi ma frammentazione, non porta consensi ma, anzi, ne fa perdere. E si può lo stesso trovare lo spazio per fare cose importanti"."Io credo che serva un gruppo dirigente nuovo. E noi lo abbiamo nel territorio, nelle regioni, nei Comuni. C'è una classe dirigente diffusa che può e deve essere valorizzata"."Ringrazio Enrico Letta per quanto ha fatto e sta facendo. La scelta di una fase costituente era giusta ma i tempi inizialmente prospettati erano molto lunghi. Non perché non abbiamo bisogno di discutere, e ci mancherebbe, ma perché immaginare di stare cinque mesi in un congresso mentre la destra governa e l'opposizione fatica a prendere quota rischiava davvero di essere una strada senza ritorno"."Io sono il più convinto che ci sia tanto da rifare e da rigenerare, ma dico subito che non basterà un congresso: ci aspetta una traversata nel deserto. Perché il nostro compito è far tornare ad essere il Pd un grande partito popolare, radicato nella società, a vocazione maggioritaria, perno di un nuovo centrosinistra capace di battere la destra nelle urne alle prossime elezioni. Ed essere riferimento per la famiglia socialista e democratica europea"."Chiederò una mano particolare a sindaci, amministratori locali, al gruppo dirigente diffuso sul territorio, ai tanti segretari di circolo che per pura passione e spirito di servizio dedicano intere giornate della loro vita per tenere insieme comunità e militanti. Anche perché mi è abbastanza chiaro che non avrò il sostegno di molti nel gruppo dirigente nazionale".

Ma uno di sinistra che voglia guidare un partito che pretende di essere socialista nel Pd esiste oppure no? Perché se non esiste, è inutile continuare a definirsi partito di sinistra. In fondo, il problema dei dem è solo questo.