«Questa rappresaglia aggiungerà solo sangue innocente a sangue innocente mentre l'Amministrazione provinciale trentina, come tutte quelle che l'hanno preceduta, non è stata in grado di favorire la convivenza pacifica nel rispetto della vita degli umani e degli orsi. Si tratta di “una lucida strategia politica e ideologica” non scientifica, come ha detto il medico veterinario trentino Alessandro De Guelmi che ha curato il progetto “Life Ursus” di reintroduzione dell'orso voluto dalla stessa Provincia oltre vent'anni fa, finanziato con soldi pubblici chiesti e ottenuti da Trento all'Unione Europea, animali prima sterminati da caccia e urbanizzazione e poi usati come attrazione turistica e indotto commerciale»,

così Simone Stefani, Vicepresidente nazionale LAV e responsabile LAV Trentino a seguito della decisione del presidente della PAT, il leghista Maurizio Fugatti, di intraprendere una rappresaglia contro gli orsi a seguito del decesso di Andrea Papi, a causa dell'aggressione di un plantigrado.

Le responsabilità della Provincia di Trento e la sua inadeguatezza nel gestire la sicurezza dei cittadini, dichiara la LAV, sono oggi ancora più evidenti e ne sono testimoni tutti gli incidenti registrati nel corso degli anni, sempre riconducibili a comportamenti umani inadeguati al contesto di un incontro con l'orso.

Per tale motivo, Massimo Vitturi, area Animali Selvatici LAV afferma:

«Risponderemo colpo su colpo, nelle Aule giudiziarie e in piazza, a ogni minaccia alla vita degli orsi e per continuare a coltivare la possibile, necessaria, pacifica convivenza fra tutti. Le accuse del Presidente Fugatti gli si ritorceranno contro perché dimostreremo in ogni Tribunale e ai cittadini che non è stato mai fatto tutto ciò che era nelle possibilità di Provincia e Comuni per prevenire gli incidenti, informando correttamente e assiduamente cittadini e turisti, eliminando le attrattive per gli orsi come i rifiuti, vietando l'accesso umano in alcuni boschi in particolari periodi dell'anno, come succede normalmente in altri Paesi».

Inoltre, la LAV ha aggiunto che la conferenza stampa di Fugatti, convocata dopo la tragedia avvenuta a Caldes, poteva rappresentare l'occasione per l'Amministrazione provinciale di Trento di assumersi pubblicamente la responsabilità della mancata informazione e educazione dei cittadini alla prevenzione degli incidenti con gli orsi. Un'opportunità per ripartire costruendo un nuovo rapporto tra orsi e cittadini basato su rispetto e consapevolezza. Invece il Presidente Fugatti ha deciso di scatenare un'offensiva che non sarà utile a nessuno, perché l'odio e il desiderio di vendetta non insegneranno certamente ai cittadini come comportarsi nel caso in cui dovessero incontrare un orso sul loro cammino e quindi nulla cambierà per la loro sicurezza.

Perché l'orso è stato reintrodotto in Trentino?

Perché l'orso ha un ruolo fondamentale nell'equilibrio degli ecosistemi in cui vive. 

Un ecosistema è un insieme naturale formato da una comunità di organismi viventi e dall'ambiente nel quale essi vivono. Ogni ecosistema è caratterizzato da una circolazione di materia ed energia tra la componente biotica (gli organismi viventi) e la componente abiotica (gli elementi non viventi). Gli organismi viventi si possono dividere in tre categorie: i produttori primari, che trasformano l'energia solare in sostanza organica attraverso la fotosintesi clorofilliana; i consumatori, che si nutrono di sostanza organica prodotta dai produttori primari o da altri consumatori; i decompositori, che degradano la sostanza organica morta restituendo al ciclo della materia gli elementi chimici essenziali.

L'orso bruno è un consumatore onnivoro, che si nutre di una varietà di alimenti di origine vegetale e animale. La sua dieta varia a seconda delle stagioni e delle disponibilità alimentari, ma in generale comprende frutti di bosco, ghiande, castagne, radici, erbe, insetti, vermi, miele, resti di animali in decomposizione, pesci, piccoli mammiferi e occasionalmente ungulati selvatici o domestici. L'orso bruno contribuisce all'equilibrio dell'ecosistema in diversi modi:

- disperde i semi dei frutti che mangia, favorendo la rigenerazione delle piante e la biodiversità vegetale.
- controlla le popolazioni di roditori e insetti, limitando i danni alle colture e alle foreste,
- ricicla la materia organica morta, riducendo il rischio di malattie infettive e arricchendo il suolo di sostanze nutritive,
- crea habitat per altre specie animali, scavando tane, buche o lettiere nel terreno o nel legno marcescente,
- funge da specie ombrello, perché proteggendo l'orso si proteggono anche tutte le altre specie che condividono il suo habitat.

L'orso bruno è quindi un elemento chiave (non certo il solo) della biodiversità e della salute degli ecosistemi montani. Per convivere con l'orso bruno, in modo da sfruttare il suo ruolo ecologico, è necessario adottare misure di conservazione efficaci e condivise tra le diverse parti interessate: le istituzioni, le associazioni ambientaliste, gli enti gestori dei parchi naturali, gli allevatori, i cacciatori e i cittadini.

Come? Anche solo installando cartelli che ricordino cosa fare e non fare in presenza di un orso, impedire l'accesso in alcune aree boschive in determinati periodi dell'anno e, soprattutto, installare campanacci per esser sicuri di evitare di incontrarne uno. Ma ad un leghista del calibro di Fugatti, misure simili (che avrebbe dovuto prendere da tempo, così come il suo predecessore Dellai, dell'altra parte politica), devono esser sembrate troppo semplici.