“Nell’ultima decade artistica ho vissuto molti spiacevoli inconvenienti, ascoltato promesse mai mantenute, supportato coproduzioni nelle quali io investivo ed il socio “produttore”godeva dei meriti, conosciuto case discografiche fasulle che si son fatte inviare brani inediti per l’ ascolto e dopo qualche mese ho sentito l’ intima melodia alla radio, cantata da un’artista conosciuto. Per questo consiglio sempre a chi comincia oggi di registrare sempre i propri brani in Siae prima di un qualsiasi invio”.

Comincia così la denuncia pubblica di Christian Palladino, un giovane cantautore emergente, contro il malaffare, le truffe e le prese in giro del mondo musicale italiano, e che solo dopo anni di sacrifici e lotte sta riscuotendo i primi meritati successi.

“Per fortuna poi le mie peripezie sono terminate ed ora sto lavorando al nuovo disco, che vedrà la pubblicazione in primavera, collaborando con persone straordinarie che credono fortemente nella musica, nel progetto e senza alcun compromesso o contropartita economica, hanno deciso di supportarmi” continua il giovane cantautore.

“Visto quello che ho passato sento però di dover dire ai giovani artisti: fate attenzione alle coproduzioni con finte case discografiche, attenzione alle etichette indipendenti che chiedono soldi per un progetto, attenzione alle persone che si auto nominano “produttori” con i tuoi soldi, attenzione ai concorsi dove l’ unico paramentro per accedervi e’ il pagamento dell’ iscrizione, attenzione alle radio che per far passare un brano chiedono soldi”.

 


Il punto è che la musica negli ultimi anni è cambiata tanto. Prima la pirateria, e poi la rete in generale, hanno messo in ginocchio l’ industria discografica, facendo nascere etichette minori operanti nel settore ma che non hanno niente a che fare con la discografia che conta.

Il loro obiettivo è semplicemente promuovere, a spese dello stesso artista, la sua attività attraverso mezzi e strumenti che qualsiasi persona abile in rete e con minime conoscenze comunicative può fare.

“È inoltre modus operandi delle suddette etichette, rubare quei pochi contatti interessanti che ogni artista è riuscito a conservare nel tempo, come giornalisti, direttori artistici radio, redazioni tv, testate giornalistiche etc., per poterne usufruire a loro piacimento” continua il cantautore.

D’altro canto, a favore degli artisti volenterosi nel cercare un’ identità, oggi è nato un mercato di servizi destinato alla promozione indipendente, attraverso uffici stampa (non di etichette discografiche), più o meno qualificati, che vendono i loro servizi ideati per comunicare ad un vasto pubblico la musica emergente all’ interno del circuito radio e stampa indipendenti, in quanto i grandi network continueranno sempre a passare brani provenienti dalle solo cosiddette major.

“Si può e si deve fare a meno di produttori truffaldini quindi: esistono strumenti di autoproduzione e promozione finalizzati a far conoscere la propria arte affinché qualcuno di importante si accorga dell’esistenza di un’ eventuale talento e decida di investire tempo, denaro e anima sul tuo progetto. Se ciò non avviene in un periodo medio-lungo, diciamo al massimo 10 anni, vuol dire che qualcosa, del prodotto, non convince gli addetti ai lavori, ed a questo punto o si cambia registro o si cambia mestiere” racconta ancora Palladino.