L'Associazione nazionale magistrati per sabato e domenica ha riunito a Roma, nel palazzo della Cassazione, il proprio comitato direttivo. In apertura dei lavori, così si è espresso il presidente Giuseppe Santalucia:

"Non meglio precisate fonti di Chigi hanno accusato parte della magistratura di schierarsi [politicamente]. Un'accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura.Un attacco pesantissimo e ancora più insidioso perché lasciato a fonti anonime di Palazzo Chigi. Avremmo gradito una smentita e invece ieri abbiamo letto due note di fonti ministeriali che intervengono sugli stessi fatti.Quando il livello dello scontro si alza il silenzio non è espressione di rispetto istituzionale, [ma diverrebbe] impacciato [silenzio] di chi non sa rispondere a una politica muscolare. Noi siamo lontani da fazioni politiche, ma non arretriamo quando si tratta di difendere i principi e i valori della Costituzione. Il garantismo di chi dileggia le istituzioni è un garantismo a cui non possiamo guardare né con simpatia, né con rispetto. La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro. Vogliamo migliorare servizio ed efficienza e discutere delle riforme, di quelle che ci sembrano utili e di quelle che utili non sembrano.[Quello tra toghe e politica] è uno scontro che subiamo senza volerlo. Uno scontro che subiamo e non voluto, ma che ci chiama a qualche chiarimento, perché accuse pesanti ci impongono di chiarire per evitare silenzi che apparirebbero equivoc”.Noi interveniamo senza soluzioni pregiudiziali, non apparteniamo a nessun partito e interveniamo esercitando un diritto di associazione, attenti a farlo riempiendo la nostra presenza con contenuti. Ma invece di parlare di contenuti critici si è spostato il dibattito sulla questione del diritto di parola dell'Anm, un'associazione libera e trasparentissima. Non abbiamo nulla da nascondere, né abbiamo bisogno di riconoscimenti di legittimazione. Lo scontro si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla.Il sospetto è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell'attuale sistema, [ma come] una misura di punizione nei confronti della magistratura.Non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace, perché colpisce qualcuno che è al governo".

Le parole del presidente Santalucia non potevano essere più chiare, oltre che necessarie, dopo le dichiarazioni delle ultime ore di Giorgia Meloni (che ha rilasciato le sue dichiarazioni in una nota in cui venivano attribuite a "fonti di Palazzo Chigi"), del ministro della Giustizia Nordio e di vari parlamentari della maggioranza, tra cui Donzelli e Malan.

Non si capisce però che cosa ci sia da sorprendersi in relazione a quanto sta accadendo. I (post) fascisti italiani guidati da Giorgia Meloni, seguendo l'esempio dei tanto apprezzati camerati di Ungheria e Polonia (lo stesso sta accadendo in Israele), pretendono di subordinare il ruolo della magistratura ai voleri dell'esecutivo. 

In pratica, l'esatto contrario di ciò che dovrebbe essere garantito in una qualsiasi democrazia. Ma che tentino di farlo dei fascisti, che pretendono di definirsi conservatori, non può certo stupire.


Fonte: LaPresse