Tra le organizzazioni di carattere internazionale che, subito dopo la seconda guerra mondiale, sono state costituite al fine di rafforzare i vincoli tra i Paesi appartenenti all'Europa occidentale, figura il Consiglio d'Europa, istituito con il Trattato di Londra del 5 maggio 1949.

«Scopo del Consiglio d'Europa – recita l'art. 1 del Trattato istitutivo – è di conseguire una più stretta unione fra i suoi membri per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro comune patrimonio e di favorire il loro progresso economico e sociale».

Lo strumento principale attraverso cui si è cercato di raggiungere e di realizzare questo ambizioso obiettivo è la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma nel 1950, ratificata e resa esecutiva nel nostro Paese con la legge 4 agosto 1955, n. 848. Al testo originario sono stati aggiunti, successivamente, diversi Protocolli che hanno inciso in modo significativo sull'elenco dei diritti riconosciuti dalla Convenzione e sul sistema di tutela giurisdizionale finalizzato a garantirne l'attuazione.

La Corte europea dei diritti dell'Uomo, con sede a Strasburgo, è l'organo giurisdizionale volto ad assicurare il rispetto della CEDU da parte degli Stati contraenti. Il sistema CEDU rinviene, pertanto, nella Corte il suo baricentro, il punto apicale, sebbene non necessariamente terminale, del sistema convenzionale di protezione giuridica dei diritti umani vigente in Europa.

Dopo aver ricordato di cosa stiamo parlando, si può passare alla notizia.

Un gruppo di anziane signore svizzere (nel mondo di coloro che rinnegano il politicamente corretto verrebbero definite delle vecchie) ha ottenuto un'importante vittoria, essendo la prima in assoluto, in una causa sul clima intentata per violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

Le signore svizzere, per lo più settantenni, dopo essersi riunite in una associazione - la KlimaSeniorinnen Schweiz - hanno presentato il loro caso affermando che la loro età e il loro sesso le rendono particolarmente vulnerabili agli effetti delle ondate di caldo legate ai cambiamenti climatici.

La Corte di Strasburgo ha dato loro ragione, sentenziando che gli sforzi della Svizzera per raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni sono stati assolutamente inadeguati.

Questo è quanto ha dichiarato la Grande Camera della CEDU nel deliberare sul caso Verein KlimaSeniorinnen Schweiz e altri contro Svizzera - uno dei tre casi sul cambiamento climatico su cui si è espressa oggi - relativo alla denuncia di quattro donne e di un'associazione svizzera, KlimaSeniorinnen Schweiz, i cui membri sono preoccupati per le conseguenze del riscaldamento globale sulle loro condizioni di vita e di salute in quanto, a loro avviso, le autorità svizzere non adottano misure sufficienti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

La Corte ha ritenuto che la Convenzione contempli il diritto ad una protezione effettiva da parte delle autorità statali dai gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita (per quanto riguarda le quattro singoli ricorrenti ha stabilito che non soddisfacessero i criteri dello status di vittima ai sensi dell'articolo 34 della Convenzione e ha dichiarato le loro denunce irricevibili).

L'associazione, invece, aveva il diritto di proporre reclamo. La Corte ha ritenuto che vi fosse stata violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare sancito dalla Convenzione, ritenendo che la Confederazione Svizzera non avesse adempiuto ai suoi doveri (obblighi positivi) ai sensi della Convenzione sul cambiamento climatico. 

A questo indirizzo, il comunicato con cui la Verein KlimaSeniorinnen Schweiz ha festeggiato il verdetto, arrivato alla fine di una lunga lotta iniziata nell'agosto del 2016:
https://en.klimaseniorinnen.ch/wp-content/uploads/2024/04/2024.04.09-Joint-press-release-of-the-Senior-Women-for-Climate-Protection-Switzerland-and-Greenpeace-Switzerland.pdf