Si sono celebrati nel duomo di Milano i funerali del cardinale Dionigi Tettamanzi. A presiedere la celebrazione il cardinale Ettore Scola, amministratore apostolico di Milano, coadiuvato dall'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, da quello di Firenze Giuseppe Betori, dal presidente del Pontificio Consiglio della cultura Gianfranco Ravasi, dal presidente Cei e arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti, dall'arcivescovo emerito di Torino Severino Poletto, dall'amministratore apostolico di Ancona Edoardo Menichelli, oltre che dall’arcivescovo eletto mons. Mario Delpini.

Alla cerimonia erano presenti altri 27 tra vescovi e arcivescovi, oltre ad innumerevoli autorità civili. Tra queste non poteva mancare il sindaco di Milano Giuseppe Sala, accompagnato da altri colleghi sindaci dei Comuni che fanno parte dell'arcidiocesi di Milano, il ministro Maurizio Martina, l'ex premier Mario Monti, il prefetto di Milano Luciana Lamorgese, il questore Marcello Cardona, il presidente del Consiglio regionale lombardo Raffaelle Cattaneo.

Il cardinale Angelo Scola, che ha letto il telegramma inviato da Papa Francesco lo scorso 5 agosto, ha iniziato la sua omelia affermando che «la morte di questo uomo amabile ed amato - come lo ha definito Papa Francesco - non è una sconfitta della vita, ma al contrario ne è la pienezza. La sua morte è una vittoria

Nel suo discorso, Scola ha voluto ricordare le competente di Tettamanzi, indicandolo «profondamente esperto nel campo delle scienze morali e bioetiche come rivelano le sue pubblicazioni e la collaborazione diretta con Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.»

Ma Scola non ha neppure dimenticato «il rapporto con la società civile di Milano [che] ebbe un peso notevole, [e] si manifestò non solo con una grande apertura al mondo sociale, ecumenico e interreligioso ma si espresse anche attraverso l’attenzione ai problemi della famiglia, del matrimonio, delle famiglie ferite, del lavoro e della disoccupazione, dell’emarginazione nelle sue diverse forme.»

«[Il cardinale Tettamanzi] era guidato da un profondo senso di giustizia e seppe denunciare senza timidezze ma sempre in modo costruttivo i mali delle nostre terre.»