Non avendo evidentemente altro modo per rendersi visibile, la premier Meloni oggi si è presentata alla Camere per rispondere alle interrogazioni a risposta immediata su vari argomenti presentate nei giorni scorsi dai deputati dei diversi gruppi. 

La prima in calendario era quella di Nicola Fratoianni (AVS):

"Signora Presidente, a Gaza la situazione è infernale, le vittime crescono ogni ora, siamo ad oltre 25.000 morti e molte migliaia di questi sono bambini, donne, vulnerabili. Nel frattempo, ci sono ministri israeliani che propongono di costruire isole artificiali dove portare i palestinesi e altri, ancora oggi, che propongono ancora una volta di sganciare la bomba atomica sulla Striscia di Gaza. Nel frattempo, lei e il suo Governo avete ripetuto più volte che l'unica soluzione possibile è quella di due popoli e due Stati - io condivido questa posizione - e avete più volte detto ad Israele che deve difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale umanitario.Il diritto internazionale umanitario è stato travolto, non violato, in questi oltre 3 mesi di guerra e Benjamin Netanyahu ha recentemente dichiarato che, finché ci sarà lui, non ci sarà mai uno Stato palestinese. Sono qui a chiederle cosa pensi di queste dichiarazioni e quali concrete ed urgenti iniziative intenda proporre, anche in sede europea, per arrivare al cessate il fuoco e per costruire credibilmente una prospettiva di pace in quell'area".

Questa la risposta di Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

"Dunque, collega Fratoianni, francamente, devo dire la verità, sono un po' colpita dal fatto che sia nel testo dell'interrogazione sia in questa, pur breve, domanda si sia omesso di citare gli eventi che hanno scatenato la crisi mediorientale, ovvero il feroce attacco di Hamas, il massacro di innocenti, donne e bambini compresi, il rapimento di civili come ostaggi, gli stupri usati come strumento di guerra, il martirio dei cadaveri da mostrare al mondo. Davvero non lo dico per una questione polemica, lo dico per rispondere perché penso che sia questa ambiguità - che è un'ambiguità sempre più diffusa in Occidente e che nel Medio Oriente diventa addirittura rifiuto al riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele - ad essere oggi il principale ostacolo alla soluzione dei due popoli e dei due Stati. Come lei sa, l'Italia ha sempre ribadito che il popolo palestinese ha diritto a uno Stato indipendente, sicuro, economicamente prospero. È una posizione che questo Governo ha ribadito, banalmente, perché è una soluzione giusta, perché è una soluzione necessaria ed è una soluzione, sì, nell'interesse dei palestinesi ma, a nostro avviso, anche nell'interesse di Israele, ed è la ragione per la quale posso dire che non condivido la posizione recentemente espressa dal Primo Ministro israeliano sulla materia. Dall'altra parte, però, spero che si convenga sul fatto che il riconoscimento non può essere richiesto unilateralmente, vale a dire che spero si convenga sul fatto che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all'esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza".

Quindi, prima di entrare nel merito di ciò che le era stato chiesto la premier non ha mancato di cercare di ingraziarsi l'idrofoba platea sionista che costituisce gran parte del mondo ebraico italiano, facendo ricorso alla solita premessa di quanto accaduto il 7 ottobre, in modo da far pertanto intendere che l'uccisione di circa 700 "civili" (ebrei) israeliani possa comunque in qualche maniera giustificare il domocidio e il genocidio in atto a Gaza.

Una logica curiosa per due motivi. Il primo è spiegato dal fatto che il diritto internazionale, che anche l'Italia di Meloni dovrebbe riconoscere e rispettare, non prevede attacchi punitivi e di vendetta, come quello israeliano a Gaza. Il secondo riguarda una questione di tempi e di numeri. Infatti, se Meloni ritiene che l'attacco del 7 ottobre debba giustificare la risposta di Israele, allora anche l'attacco delle milizie palestinesi era ampiamente giustificato e dovuto! Infatti, secondo dati Onu (OCHA), dal 2008 a settembre 2023, IDF, polizia israeliana e coloni ebrei avevano ucciso oltre 6.500 palestinesi, di cui circa 5.400 solo nella Striscia di Gaza. Ad esempio, quando i gazawi manifestarono per ricordare la nakba (i palestinesi di Gaza sono i discendenti dei profughi vittime della "catastrofe" associata alla nascita di Israele), i militari del morale esercito israeliano crearono delle colline di terra ai bordi della recinzione su cui piazzarono dei cecchini che si dedicarono a fare il tiro al piccione sui civili palestinesi, assassinandone molte decine. Se i numeri non sono un'opinione, allora - in base alla logica riassunta da Meloni - non si vede perché Hamas e gli altri movimenti resistenza palestinese non avrebbero dovuto fare quel che hanno fatto il 7 ottobre.

Ma Meloni, come i "simpatici sionisti" che con le loro dichiarazioni sembrano fare essere una riproposizione del KKK ai tempi del segregazionismo, non lo spiegano.

Non soddisfatta la premier, mascherata da erista d'accatto, ha cercato di sminuire la dichiarazione di Netanyahu e dei suoi ministri, che hanno confessato di non volere uno Stato palestinese, affermando che comunque è colpa degli "altri" che non vogliono uno Stato israeliano. A dire il vero, però, il Likud, la cui nascita è precedente a quella di Hamas, nel suo atto costitutivo dichiara che il suo scopo è la creazione di uno Stato israeliano che vada dal Giordano al Mediterraneo. Ma a Meloni - ammesso che lo sappia - non conveniva dirlo.

"Che cosa può fare concretamente l'Italia?", ha proseguito la premier. "Continuo a credere che noi dobbiamo soprattutto rafforzare la nostra storica capacità di dialogare contestualmente con Israele e con il mondo arabo, come abbiamo fatto anche dall'inizio di questo conflitto. Dobbiamo lavorare per promuovere un'ulteriore tregua, lavorare al rilascio degli ostaggi, rafforzare l'autorevolezza dell'Autorità nazionale palestinese, che è l'unico interlocutore possibile, coinvolgere gli organismi multilaterali, a partire dall'Unione europea, sulle ipotesi di gestione transitoria della Striscia di Gaza, una volta terminato il conflitto, e poi su una seria road map per arrivare alla realizzazione della soluzione che condividiamo".

In sostanza, l'Italia continuerà a fare quel che ha fatto finora, così come le altre nazioni: nulla! Che cosa invece dovrebbe fare? Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni nei confronti di Israele... cioè gli atti che qualunque Stato democratico dovrebbe compiere nei confronti di uno Stato, come quello israeliano, responsabile da decenni di aver messo in atto delle politiche di apartheid contro il popolo palestinese.

"Dopodiché", ha terminato Meloni, "le immagini di guerra che arrivano dalla Striscia colpiscono ovviamente tutti noi. Per questo il Governo italiano, in linea con le altre nazioni europee e occidentali, ha più volte richiamato la necessità di tutelare la popolazione civile. Voglio ricordare che siamo tra i pochissimi ad avere agito immediatamente e concretamente, mandando aiuti a Gaza, inviando una nave ospedale, fornendo medici pediatri per aiutare gli ospedali emiratini a curare i minori palestinesi feriti, e approfitto anche per annunciarvi che stiamo lavorando anche per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali."

Anche queste affermazioni sono pressoché ridicole. Perché se l'Italia (lo stesso dicasi per le altre nazioni del cosiddetto occidente democratico... in base alla convenienza del momento) non avesse voluto rendersi responsabile del genocidio praticato da Israele avrebbe dovuto, semplicemente, prendere a calci nel sedere l'ambasciatore israeliano a Roma e i rappresentanti dei suoi consolati in Italia e spedirli in patria, interrompendo le relazioni diplomatiche con un governo di assassini.

Questo è ciò che Fratoianni ha replicato a Meloni:

"Signora Presidente, forse lei non voleva essere polemica, ma ha fatto male a concentrarsi sul fatto che io non abbia fatto un riferimento al massacro di Hamas, agli atti terroristici terribili che noi, Alleanza Verdi e Sinistra, insieme a tutto il Parlamento italiano, abbiamo condannato, senza far seguire a quella condanna mai un ma o un però. Dopo tre mesi e mezzo di risposta israeliana a quell'attacco brutale però - qui il però è necessario - occorre fare i conti con quello che sta accadendo.Ripeto, 25.000 morti, migliaia di bambini. Ogni giorno, i crimini di guerra che il Governo israeliano e Benjamin Netanyahu stanno mettendo in campo nella Striscia di Gaza allontanano la prospettiva di una sicurezza per Israele, per i suoi cittadini, per le sue cittadine, per i palestinesi, per le palestinesi, per il Medio Oriente e per il mondo intero. Di fronte a questa realtà non sono più sufficienti gli appelli, gli appelli al rispetto dei civili e gli appelli alla moderazione che noi abbiamo, anche con il nostro Governo, più volte reiterato. Non sono più sufficienti. Occorre un cambio di passo e, se non si condividono le dichiarazioni di Netanyahu - che non sono dichiarazioni di uno che passa per caso, è il Primo Ministro israeliano che ha detto in modo molto netto “fino a quando ci sarò io, non ci sarà mai uno Stato palestinese” - e se il Primo Ministro si pone come una gigantesca pietra sulla strada per costruire un processo di pace, il richiamo alle road map non funziona più.Se vogliamo aiutare la costituzione di un processo di pace, occorre fare alcune cose molto semplici. In primo luogo, occorre riconoscere lo Stato palestinese, come peraltro questo Parlamento ha impegnato i Governi della Repubblica - non certamente il suo, allora lei non era ancora al Governo - a fare, già da molti anni. È arrivato il momento di farlo, occorre mettere in discussione le attuali relazioni. Non vuol dire cancellarle, non vuol dire non essere più amici di Israele, vuol dire, però, anche in sede europea, ridiscutere, per esempio, le modalità del Trattato di associazione tra Israele e Unione europea, porre sul terreno diplomatico strumenti in grado di orientare anche il comportamento del Premier israeliano. Altrimenti, concludo, signor Presidente, in assenza di un cambio di passo, anche il nostro Governo, a prescindere dalle volontà più volte dichiarate, rischia di rendersi complice di quello che ogni giorno si configura come un inaccettabile massacro di civili indifesi".