Intervenendo al Convegno "La ricchezza della nazione. Educazione finanziaria e tutela del risparmio", presso la Commisisone Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha tra l'altro affermato che «con l'introduzione del bail in tutelare il risparmio è più complesso rispetto a quanto non lo fosse in passato.»

Complimenti a Visco. Un bell'applauso. Un'affermazione quanto mai lapalissiana, oltre che drammaticamente pertinente.

Infatti, a meno di miracoli dell'ultimo momento, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, due istituti che in passato sono stati il motore dello sviluppo e della ricchezza del Veneto, oggi sembrano destinati a fallire.

Un vero e proprio possibile disastro che vedrebbe coinvolti nell'azzeramento del capitale gli azionisti, i cui investimenti tra l'altro erano già stati in parte quasi azzerati dai precedenti tentativi di salvataggio, e persino il Fondo Atlante che rischia di gettare al vento i 3 miliardi spesi nell'ultimo tentativo di salvataggio. Senza dimenticare neppure gli stessi investitori del Fondo Atlante e quelli di Cassa Depositi e Prestiti (che tradotto significa risparmio postale) anch'essa coinvolta nell'operazione.

Come tirare fuori il coniglio dal cilindro? Facendo una fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca con la classica speranza che, unendo in matrimonio due zoppi, questi possano iniziare a camminare. Ma tra il dire e il fare, c'è di mezzo il mare di soldi rappresentato dall'enesimo aumento di capitale necessario all'operazione e su chi, vista la precedente esperienza MPS, sia disposto a sottoscriverlo. Non certo il Fondo Atlante che ha assicurato la propria disponibilità solo per acquistare le sofferenze delle due banche.

Ma se i soldi non è in grado di offrirli il mercato, c'è sempre il Governo. In fondo, in occasione del salvataggio di MPS non è stato fatto così? Inoltre, Padoan, proprio per cautelarsi anche dai problemi dei due istituti veneti che si profilavano all'orizzonte aveva accantonato una cifra ben superiore a quella necessaria per il salvataggio dell'istituto senese.

Così i due consigli di amministrazione delle due banche venete si sono riuniti per approvare i prospetti per i nuovi aumenti di capitale necessari per portare a termine la fusione e formalizzare la richiesta di intervento da parte del Governo che, in base alle valutazioni della BCE, corrisponderebbe a circa 5 miliardi di euro.

In fondo una cifra abbordabile per Padoan e Gentiloni che dei 20 miliardi accantonati ne debbono usare poco più di otto per Monte dei Paschi. Togliendone altri 5 ne rimarrebbero sempre circa 7 per ulteriori altre evenienze.

Ed allora tutto a posto? Mica tanto. La BCE ha concesso il salvataggio di MPS in deroga alle regole standard del bail in perché sussistevano le condizioni per soddisfare tali
regole. Condizioni riassumibili nel fatto che MPS è troppo grande per fallire ed un suo fallimento avrebbe potuto innescare una situazione a catena che avrebbe messo a serio rischio gran parte dell'intero sistema bancario italiano.

Quindi, a questo punto, l'unica strada per la sopravvivenza di Popolare di Vicenza e Veneto Banca è nelle mani dello Stato. Però, il salvataggio pubblico non è a discrezione né di Gentiloni, né di Padoan, ma delle decisioni di BCE e Commissione europea che dovranno stabilire se le due banche sono ancora solvibili e se il loro salvataggio sia necessario per la loro importanza strategica sul territorio e sull'interno comparto bancario italiano.

In caso contrario, scatterà la procedura di bail in, già applicata a quelle che Renzi definì "quattro banchette", e che avrà come conseguenza l’azzeramento di miliardi di investimenti da parte dei soci, tra cui piccoli risparmiatori e famiglie che, per la sola Popolare di Vicenza, hanno un valore superiore ai 13 miliardi di euro.

Volendo chiudere, viene da pensare alle dichiarazioni di Matteo Renzi che giurò sulla solidità del sistema bancario italiano definendolo più sicuro di quello tedesco, per poi successivamente indicare come solidissima la posizione finanziaria di MPS che è dovuta ricorrere agli aiuti di Stato per non fallire. E adesso siamo alla vigilia di un ennesimo crack bancario che avrà strascichi importanti su un territorio che finora ha fatto da traino all'economia italiana.

A questo punto, siamo sicuri che, come dice la quasi totalità della stampa, ad essere dei matti inaffidabili per governare l'Italia siano proprio i 5 Stelle e non personaggi alla Matteo Renzi che, nonostante i disastri combinati, sembra sia intenzionato a ripetere l'esperienza di Governo, oppure, si dovrebbe dire, a finire il lavoro per affossare definitivamente ciò che in Italia non è ancora andato in rovina?