È una vittoria anche italiana l'annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi. Fin dal suo insediamento, infatti, il Governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale. Proseguiremo in questa direzione.La Commissione europea ritira la proposta legislativa sui pesticidi. Evviva gli agricoltori, i cui trattori stanno costringendo l'Europa a rimangiarsi le follie imposte dalle multinazionali e dalle sinistre!La commissione Ue recepisce una proposta che l'Italia, con il Governo Meloni, sostiene da 16 mesi. È tempo di porre fine alla folle logica che in questi anni ha contrapposto agricoltura e sostenibilità ambientale. Proteggere le produzioni italiane ed europee ad ogni costo è il nostro obiettivo.
 
Ursula von der Leyen, che mira alla riconferma dell'incarico alla guida della Commissione Ue anche per il prossimo quinquennio, ieri ha annunciato al Parlamento di Bruxelles che sarà ritirata la proposta sulla regolamentazione dell'uso dei pesticidi in Agricoltura. I commenti precedenti, nell'ordine, di Meloni, Salvini e Lollobrigida, sottolineano la notizia in un'esplosione di soddisfazione.

I tre ministri parlamentari, però, non spiegano come l'annuncio della presidente della Commissione Ue possa risolvere i problemi dei piccoli agricoltori, alle prese con scarsi guadagni, e come tali problemi possano esser risolti con la possibilità di continuare a utilizzare farmaci pericolosi per la sicurezza alimentare!

Oltretutto, la norma a favore dei pesticidi favorisce l'agricoltura intensiva che fa concorrenza ai piccoli produttori che anche in Italia sono scesi in piazza e che, in molti casi, di pesticidi non vogliono sentir parlare per preservare le produzioni bio. 

Ma per leghisti e fratelli d'Italia, che proteggono l'agricoltura intensiva (facendo tutto ciò che a Coldiretti piace), la qualità dei prodotti made in Italy di cui si riempiono la bocca è da intendersi basata sui veleni!

Un piccolo promemoria di  Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia, chiarisce ciò che l'attuale governo fa finta di non vedere:

"L'incendio che divampa in questi giorni in tutta Europa è il frutto di decenni in cui la politica ha trascurato l'agricoltura, le condizioni di vita e di lavoro di chi produce cibo soprattutto nelle aree interne. Oggi una manciata di gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione alimentare industriale: i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione.Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta (la terra e chi la lavora), ma annienta proprio gli agricoltori più virtuosi e genera sprechi intollerabili (quasi un terzo del cibo prodotto). Abbiamo chiuso gli occhi per anni davanti a contadini costretti a lasciar marcire la frutta sugli alberi, perché sarebbe stato più costoso raccoglierla; allevatori che per disperazione sono arrivati a versare per strada il latte; agricoltori che vendono il frumento fermo allo stesso prezzo di dieci anni fa; produttori stritolati dalla grande distribuzione. E così il disagio è esploso, indirizzato (ad arte) al bersaglio sbagliato: la transizione ecologica e le sacrosante misure a tutela dell'ambiente".

Come diceva l'ambientalista Alexander Langer, la transizione ecologica sarà prima di tutto sociale, o non sarà.

"Il Green Deal - prosegue Milano - è un percorso necessario e questi anni sono decisivi. Dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica e sensata con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli europei, produrre e allevare con rispetto per gli animali e per l'ambiente. Come molti studi dimostrano, a partire dal report Ipbes-Ipcc, soltanto la biodiversità ci consentirà di adattarci agli effetti della crisi climatica. Ma dobbiamo sostenere e accompagnare chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche e supportare tutti gli altri, attivando percorsi condivisi.Si parla degli ingenti sussidi europei all'agricoltura, ma si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l'80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l'agricoltura intensiva. E a elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone che noi stessi scegliamo attraverso il voto.Senza una transizione e rigenerazione ecologica e al contempo sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato. E perderemo anche tutti noi l'opportunità di un futuro di bellezza, perché non saremo noi a salvare la natura ma la Natura a salvare noi!"