"Un sindaco e un governatore uscenti, se hanno ben lavorato, debbono essere ricandidati, [ma] per me l'unità del centrodestra, la coalizione unita che hanno scelto gli italiani, viene prima di logiche di partito personali e, quindi, decideremo tutti insieme".

La frase di Salvini, sopra riportata, è un'inversione a u rispetto a quanto detto in precedenza e un implicito via libera a non ricandidare Christian Solinas, attuale presidente della Regione Sardegna, alle prossime elezioni regionali del 25 febbraio, spianando così la strada a Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari, che sarà candidato unico del centrodestra... in quota a Giorgia Meloni.

Un via libera confermato anche dal vice di Salvini, Andrea Crippa:

"La Lega in Sardegna ha fatto uno sforzo per fare in modo che il centrodestra andasse unito, ed è uno sforzo per noi importante perché continuiamo a pensare e a credere che la squadra di Solinas abbia governato bene in questi 5 anni. E credo che adesso c'è un altro partito che dovrebbe fare lo stesso sforzo, se vale la regola che contano le percentuali dei partiti, in questo momento la Lega è in credito".

Ma come? Ma non valeva la regola del centrodestra unito? Dopo aver lasciato la Sardegna in mano di Meloni, la Lega ora pretende però di esser risarcita con una candidatura alla presidenza del Molise, dove invece Forza Italia vuol confermare l'uscente Vito Bardi, suo candidato... a cui non pensa affatto di rinunciare.

A questo punto tutti si chiedono, nel caso esista, quale mai potrà essere la contropartita che ha permesso a Salvini di scaricare Solinas dopo le dichiarazioni precedenti.

Il segretario della Lega forse ha avuto un'apertura da Meloni (finora contraria) sulla cancellazione dei due mandati per i presidenti di regione? È un tira e molla che va avanti da tempo tra Fratelli d'Italia e Carroccio, con quest'ultimo molto interessato, perché Salvini vuole mantenere Zaia, il prossimo anno in scadenza di mandato, a vita in Veneto per evitare che diventi suo sfidante alla segreteria del partito oppure un imbarazzante contraltare e concorrente nelle vicende nazionali. 

Infine, c'è anche da vedere come vertici e base della Lega giudicheranno quest'ultima sberla rifilata da Meloni a Salvini, le cui esternazioni sono applaudite dai bot dei social (falsi), ma sempre meno da coloro che mettono la scheda nelle urne... gli elettori (veri). E se il partito inizierà a chieder conto del suo operato a Salvini, allora l'indissolubile unità del governo finirà per vacillare.