Si è tenuto a Bruxelles il 3 e 4 aprile un vertice dei ministri degli Esteri degli Stati membri per celebrare il 75 anniversario del Patto Atlantico. In tale occasione il segretario generale Jens Stoltenberg ha fatto una proposta per consolidare i poteri dell’Alleanza rispetto ai suoi stessi componenti. Un’idea che farebbe quasi scavalcare l’Unione Europea, i cui membri coincidono quasi totalmente.

Il nucleo del progetto consiste nell’allestimento di un fondo da 100 miliardi di euro per la fornitura di armamenti a Kiev per i prossimi cinque anni. Per attuarlo occorre che i governi stanzino subito i soldi, ognuno entro le sue capacità, ma subito.

In questa maniera Stoltenberg pensa di evitare in futuro tutte le marce indietro che la politica interna dei vari Stati membri potrebbe imporre. E si manderebbe anche un segnale forte alla Russia, mostrandole la determinazione nell’assistere l’alleato ucraino fino all’ultimo e la disponibilità a investire nella difesa continentale.

Per Stoltenberg sarebbe anche un modo di sottrarre a Trump un argomento elettorale, quello della spesa che grava sui contribuenti americani per finanziare la NATO, mentre gli europei fanno poco o niente. E verrebbe confermata l’egemonia statunitense, dice il segretario, che fa notare come il generale americano Christopher Cavoli è al tempo stesso comandante delle forze americane in Europa sia comandante delle forze NATO.

Ma proprio i membri europei non hanno mostrato grande entusiasmo verso la proposta, anzi. Con garbate espressioni diplomatiche hanno rispedito l’idea al mittente, dicendogli di riprovare più avanti. Tutte le discussioni in merito sono state infatti rimandate al summit di luglio.

Il ministro degli Esteri spagnolo Albares chiede che vengano anzitutto determinate le effettive necessità dell’Ucraina, poi si vedrà se l’Europa potrà pagare per soddisfarle. Anche il ministro ceco Lipavský ha chiesto di sapere gli aspetti concreti del piano, prima di dare o meno il consenso.

Il ministro belga Lahbib dice di non voler fare promesse di cui non si è sicuri di poterle mantenere. Il ministro ungherese, infine, ha semplicemente detto che Budapest non ci sta, perché questa non è la sua guerra e perché la NATO è un’alleanza difensiva.