"Caro Conduttore Sigfrido Ranuccibuongiorno! Siccome ieri durante il suo intervento nella stessa tv albanese di parte, coinvolta già prima di Report nella diffusione delle stesse calunnie poi importate in Italia da Report, lei avrebbe detto che sarebbe stato meglio se la contattasi direttamente, eccomi qui in contatto diretto con lei ma sotto li occhi di tutti, perchè con tutte le distorsioni di una sola e semplice verità che ho avuto la sfortuna, ma anche la fortuna di vivere sulla mia pelle nel giro di appena 72 ore, non ho il coraggio di comunicare con lei senza testimoni. Dispiace che invece di dare retta a mia nonna che diceva errare e umano perseverare è diabolico, lei abbia fatto un altro passo falso. Ma siccome in questo caso non sono io ad aver errato, ho il dovere di perseverare per onorare la verità calpestata da quel brutale servizio, e non mollare nel difendere l’Albania e le sue instituzioni incluso il suo ruolo nell’accordo bilaterale con l’Italia che il suo programma ha tutto il diritto di criticare bombardando il governo del suo paese, ma non ha nessun diritto di farlo infangando con le calunnie il mio paese e la parola albanese. Dispiace anche che lei paragoni la mia telefonata civilissima come parte lesa del suo operato, a interventi del Cremlino che sarebbero stati compiuti sul suo programma. Almeno per il rispetto che si deve alle vittime del Cremlino, non paragonerei con tanta leggerezza il polonio usato per censurare con la morte gli oppositori scomodi a un intervento telefonico avvenuto a seguito di una censura subita. Dispiace anche che lei abbia mentito su una lettera di protesta da me annunciata al direttore durante la ormai famosissima telefonata, sostenendo che la lettera non le è ancora arrivata, quando in verità io non ho mai né annunciato tale lettera e né posso spedire quello che non ho mai annunciato, essendomi limitato solo ad osservare un accaduto surreale nel suo programma, nel quale prima si censurano le risposte chieste e poi si attacano i censurati per non aver risposto. Visto che siamo ai fatti, dispiace particolarmente la distorsione da parte sua di quelli che indica come atti giudiziari concernenti mio fratello, poiché tali atti non solo non esistono ma esattamente questo è già oggetto di una querela giudiziaria per diffamazione qui in Albania, circostanza che in una trasmissione di investigazione approfondita come lei pretende di realizzare, andrebbe perlomeno menzionato per evitare di riprodurre acriticamente lo stereotipo di un altra epoca dell’albanese interessato solo agli stupefacenti e di un’Albania corrotta dalla testa e piedi. Dispiace infine che lei non abbia il coraggio di affrontare la semplicissima ragione della mia telefonata al suo direttore, cioè la richiesta di chiarire il motivo di una menzogna presentata non una ma due volte, non solo in Italia ma anche in Albania, cioè che il Segretario Generale del Consiglio dei ministri non aveva risposto alla vostra richiesta di chiarimenti, accompagnata poi da una terza menzogna che ha assunto la forma di smentita delle prime due pubblicando le risposte ricevute soltanto sul sito della trasmissione, aggiungendone una quarta su atti giudiziari inesistenti.Auspicando comunque che quando ha detto che mi vorrebe nel suo progamma per dire la mia non era un altra menzogna, io mi dichiaro pronto a partecipare alla prossima puntata di Report con la sola condizione che il mio intervento sia fatto in diretta, poiché non nascondo il timore che dopo averlo registrato in buona fede finisca poi nel trittacarne della vostra censura, visti questi significativi precedenti in cui prima censurate, poi insultate senza base e infine accusate di replicare il modello del Cremlino quando semmai ci sarebbe motivo di sospettare il contrario. In ogni caso, ora sono io ad aspettarmi una telefonata sua, assicurandola che mi troverà disponibilissimo a concordare il nostro confronto pubblico, in diretta e senza ostaggi, menzogna dopo menzogna, verità dopo verità, sperando di concludere con un affettuoso abbraccio virtuale con in mezzo un mare tra i nostri punti di vista sul valore della libertà d’informazione, che come lei ha giustamente detto non ha prezzo".

Questo è quanto ha scritto Edi Rama, strafalcioni compresi volutamente non corretti, sul proprio account social per giustificare la sua telefonata a un direttore di TeleMeloni per mettere un riga un giornalista scomodo. Perché ai tempi del non fascismo meloniano siamo arrivati a registrare pure le telefonate di un capo di Stato di un altro Paese che, in funzione dei favori fatti alla presidente del Consiglio, pretende di dettar legge in Rai.

Questo, invece (strafalcioni compresi), è il post del 24 aprile da lui inviato con cui ha iniziato la querelle:

"Mia nonna che mi ha insegnato l’italiano mi diceva spesso che errare è umano ma perseverare è diabolico. A ricordarmelo adesso è questo ulteriore passo falso di @RaiTre Report, il cui conduttore clamorosamente persevera con le stesse falsità già contenute nella schifosa puntata sull'Albania. Lui dice che il segretario generale della Presidenza del Consiglio albanese «ha confermato quello che abbiamo detto nei fatti»! Purtroppo nella puntata che inutilmente difende, non solo non c’era nessuna parola del contradditorio ottenuto per iscritto dalla vittima della brutale agressione di fango, ma si è raccontato al pubblico di Report che il Segretario Agaci ha rifiutato rispondere. Come se non bastasse questa clamorosa menzogna, il suo giornalista è apparso il giorno dopo in una tv albanese per ribadire il suo stupore per il fatto che le sue domande non avevano mai avuto riscontro, mentre come mostrano i fatti aveva ottenuto tutte le risposte, per iscritto e nel tempo da lui richiesto. Poi lui stesso conferma che Report ha mentito quando aggiunge che «nella mail di risposta di Agaci, lui ha confermato di essere stato il legale di alcuni narcotrafficanti”. Se questo è Servizio Pubblico io sono Federico Fellini. E se per questo programma del Servizio Pubblico un avvocato penalista di uno Stato di Diritto, che di regola non vive diffendendo santi ma difendendo presupposti criminali o criminali poi condanatti, deve per questo essere aggredito come fosse egli stesso criminale, allora qui per trovare una logica simile è inevitabile ricorrere al ricordo dell'Albania quando la figura dell'avvocato difensore venne seppellita dal regime sanguinario communista come i lebrosi nel Medioevo. E il colmo arriva quando lui, il conduttore dice, come se avesse fatto una scoperta mozzafiato, che Agaci “ha confermato di aver contribuito, da quando è diventato consulente giuridico di Rama, alla realizzazione del protocollo” sui migranti tra Italia e Albania, peccando anche un po' di grossolana logica, poiché il Segretario generale del Consiglio dei ministri non è il mio consulente giuridico, ma ricopre la piu importante carica instituzionale del Amministrazione Pubblica sin dal 2013 mentre il protocollo è del 2023. Per rispetto del Servizio Pubblico e anche per un obbligo verso la dignità degli autori di questa sbagliatissima puntata di Report, provo per il momento a credere che comunque tutto questo accanimento per attacare Giorgia Meloni a spese dell’Albania non è stato un peccato in malafede verso il mio paese e che anche l’importazione delle calunnie dall’Albania verso l’Italia (coinvolgendo negli affari del Servizio Pubblico addiritura le calunnie su mio fratello contro le quali lui aveva già sporto querela e aspetta la parola della giustizia albanese) è avvenuta solo come frutto di una insostenibile leggerezza dell’essere che sempre più spesso nei tempi odierni travolge sciaguratamente il potere nobile dell’informazione e transforma il mondo del diritto di liberta d’informazione in un mondo di oppressione delle liberta e dei diritti umani . Assicurando il conduttore che mia nonna anche da morta continua ad avere ragione, gli consiglio affetuosamente di dare retta alla santa donna e di non perseverare nell’ erroracio di quella orribile puntata, ma semplicimente di chiudere questa pagina ingloriosa, possibilmente pubblicando anche questo mio piccolo contributo alla salute del Servizio Pubblico italiano".

Robe da pazzi!

Questa la risposta di Report:

"Sui media albanesi il primo ministro ha attaccato duramente l'inchiesta (Hot)Spot albanese di Giorgio Mottola: «Sull'Albania calunnie scandalose», ha detto Edi Rama, «un'emittente pagata con le tasse degli italiani si è resa protagonista di un vergognoso episodio di diffamazione nei confronti dell'Albania. Nel suo reportage Giorgio Mottola ha lanciato una serie di accuse contro il governo albanese, la famiglia del primo ministro Rama e uno dei suoi più stretti collaboratori, Engjell Agaci, segretario generale del Consiglio dei ministri». In particolare ad Agaci, spiega Edi Rama, sono state inviate alcune domande dal giornalista di Report, il quale «con epica spudoratezza non ha pubblicato nessuna delle risposte inviategli per iscritto». Il primo ministro albanese ha concluso dicendo che «nei confronti del diffamatore sarà presentata querela».

Come da sua consuetudine, Report ha inviato a tutti i soggetti menzionati nel corso dell'inchiesta una formale richiesta di intervista. Sia Edi Rama che Enjell Agaci hanno rifiutato di fornire il proprio punto di vista sui fatti narrati davanti alle nostre telecamere. Inoltre, solo dopo molti solleciti, l'avvocato Agaci ha inviato una risposta alle nostre domande, limitandosi laconicamente a confermare le informazioni in nostro possesso. La sua missiva è stata pubblicata sul sito di Report.

E per chi volesse "godersi" il servizio di Mottola che ha fatto infuriare Rama, può farlo alla pagina seguente: 
www.rai.it/programmi/report/inchieste/HotSpot-Albanese-bfe91627-a754-4c19-8075-72cc5e49fe70.html