Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno -

In realtà è da diversi anni che sostengo che l'esperienza di un medico di famiglia dovrebbe essere tramandata ai più giovani. Bisogna fare scuola. Non dimentichiamoci che i vecchi medici di famiglia, oggi 70enni, appartengono alla generazione che non conosceva ancora l'ecografia e ovviamente neppure la tac e la risonanza. Molto, anzi tanto,  si basava sulla semeiotica, sui segni clinici e sull'esperienza. Pertanto, concordo in pieno con la necessità per i medici di famiglia di una scuola per formare specialisti ad hoc. 

Forse in questo modo si aprirà davvero la valorizzazione del medico di famiglia , la conservazione del suo patrimonio di esperienza e di lavoro, e non dimentichiamoci che spesso il medico di famiglia è anche uno specialista in qualche branca, se non in più branche. 

La medicina generale non è cosa facile. In un qualsiasi ambulatorio si passa da un momento all'altro dalla semplice ricetta o dal piccolo malanno alla patologia grave se non rara! Insomma, bisogna anche insegnare ai giovani a districarsi tra tanti segni e malattie che possono essere oggi anche poco conosciute considerata la globalizzazione e i viaggi da un capo all'altro del mondo.

E' fuori da ogni dubbio che il medico di medicina generale deve per forza acquisire una capacità di elaborare i segni e sintomi e di indirizzarli verso una giusta diagnosi. Vorrei solo far notare la differenza che può esserci tra tutte le patologie umane e quelle viste ad esempio solo dal dermatologo, ginecologo, otorino ecc ecc.

Al medico di medicina generale si può presentare in realtà tutta la medicina che si conosce a livello umano .

Indirizzare verso una diagnosi o anche verso uno specialista è un compito che a volte non è semplice.

Ecco perchè ...si alla trasmissione di tutto il bagaglio enorme di esperienza del medico di medicina generale  che anche solo riproponendo casi clinici particolari può contribuire alla formazione completa dei nuovi medici che hanno accesso oggi a tecnologie molto diverse e avanzate rispetto ai nostri anni 70-80 .

E questo è quanto ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in un videomessaggio all’81° Congresso della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale:

“Il contributo dei medici di medicina generale, che sono la prima linea del Servizio sanitario nazionale, è sostanziale per poter rafforzare la medicina del territorio e dare risposte ad una popolazione sempre più anziana e fragile”. Schillaci ha evidenziato come una delle sfide da vincere nel breve periodo sia quella dell’attrattività della medicina generale, sottolineando che è determinante “intervenire individuando la modalità per transitare dall’attuale corso di formazione regionale ad una vera e propria scuola di specializzazione, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale in qualità di docenti che possano trasferire la propria esperienza e competenza nella formazione dei giovani. Una misura risolutiva per dare riconoscimento e restituire autorevolezza al lavoro dei medici di famiglia che da sempre sono un punto di riferimento per milioni di cittadini”. Il ministro ha poi focalizzato l’attenzione sulla richiesta di salute dei cittadini, che può trovare risposta anche nell’ambito delle case di comunità “secondo il modello hub & spoke, nel quale le AFT possano trovare un loro inserimento. Un modello organizzativo che consentirà di valorizzare l’attività clinica del medico di medicina generale con una riduzione del carico burocratico che oggi pesa enormemente”.

Così il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti:

“Siamo al cospetto di uno scenario complesso, come medici di medicina generale ci aspettiamo anche una profonda riflessione sul nostro lavoro e sull’indotto che alla nostra professione è legata. Alla politica va chiesto di non sottovalutare, ma di riconoscere la nostra realtà come impresa solidale. Non formalizziamo nel margine di guadagno i termini del nostro arricchimento, siamo professionisti intellettuali dedicati ad una funzione pubblica e sociale”. 

Ed anche il senatore Francesco Zaffini, presidente della 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) ha sottolineato l’esigenza di un vero e proprio percorso di specializzazione per la medicina generale e dell’implementazione di un sistema che guardi all’ammodernamento e alle nuove tecnologie:

"Le case di comunità portano alla sfida determinarne dei contenuti. I medici di medicina generale devono riaffermare il ruolo centrale che spetta loro nell’essere primi e cruciali baluardi di cura per i cittadini. Perché i medici di medicina generale rappresentano la sanità per quella che deve essere: una sanità di prossimità, di continuità, conoscenza della storia clinica e supporto umano, oltre che clinico.Il prossimo futuro ci impone di trovare soluzioni partendo da un contesto difficile che ci è stato consegnato. Abbiamo un sottofinanziamento del fondo sanitario nazionale che proviene da 15 anni di tagli. In 9 anni, dal 2011 al 2020, sono stati tagliati 29 miliardi dal fondo ed è stata affermata la logica perversa del blocco del turnover. Misure gravi, errori per i quali serviranno risorse. Tutto ciò che dobbiamo fare è aggravato insomma dalla necessità di trovare le risorse. È evidente che si debba trovare il modo di gratificare in primis i professionisti della sanità adeguando le retribuzioni. Lo faremo con gradualità, individuando le risorse, ribaltando il paradigma: il fondo sanitario nazionale dovrebbe essere diviso per capitoli di spesa. Il personale deve avere una dotazione autonoma, perché questo ci consentirebbe di fare programmazione. Vanno divise le spese di consumo dalle spese di investimento. L’appropriatezza degli investimenti va definita dal ministero. Va costruito un sistema di regole, mettendo mano alla riforma del Titolo V della costituzione, non tornando indietro rispetto alla regionalizzazione, ma correggendo le storture”.

Da Q. Sanità