Un'indagine condotta in collaborazione tra Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e Università di Milano Bicocca, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of the European Economic Association (Oxford Academic), ha rivelato che "il sistema fiscale italiano sembra essere moderatamente progressivo, ma diventa persino regressivo per il 5% più ricco della popolazione italiana, che paga un tasso effettivo inferiore al 95% dei contribuenti".

L'indagine ha anche evidenziato notevoli differenze in base al tipo di reddito predominante: i lavoratori dipendenti sono quelli che pagano più tasse, seguiti dai lavoratori autonomi, dai pensionati e, infine, da coloro che ricevono principalmente redditi da capitale e affitti immobiliari.

I ricercatori delle due università "hanno stimato che dal 2004 al 2015, mentre il reddito nazionale reale diminuiva del 15%, il 50% degli italiani più poveri subiva la perdita maggiore con una diminuzione di circa il 30%".

Tra il 50% della popolazione più povera, i più colpiti, secondo lo studio, "sono i giovani tra i 18 e i 35 anni, che hanno perso circa il 42% del loro reddito, ma anche la disparità di genere è significativa per ogni classe di reddito e raggiunge livelli estremi nell'1% più ricco della distribuzione, dove le donne guadagnano circa la metà degli uomini".