La Corte Costituzionale della Repubblica d'Albania ha esaminato in sessioni plenarie sulla base dei documenti presentati, nelle date 18.01.2024, 24.01.2024 e 29.01.2024, la richiesta di 30 deputati dell'Assemblea della Repubblica d'Albania, con la oggetto: “Dichiarazione incompatibile con la Costituzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Consiglio dei Ministri della Repubblica d'Albania Per il rafforzamento della cooperazione in materia migratoria e divieto della sua ratifica da parte dell'Assemblea. Sospensione delle procedure per la ratifica del Protocollo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Consiglio dei Ministri della Repubblica d'Albania “Per il rafforzamento della cooperazione in materia di migrazione”.

La Corte al termine dell'esame ha valutato che l'accordo siglato da Rama e Meloni è conforme alla Costituzione e, pertanto, può essere preso in esame ed eventualmente ratificato da parte dell'Assemblea. 

Queste le motivazioni che hanno portato a tale decisione.

Innanzitutto, la Corte ha valutato che il Protocollo sulla Migrazione non fissa i confini territoriali, né modifica l'integrità territoriale della Repubblica d'Albania, quindi non costituisce un accordo che abbia a che fare con il territorio sotto l'aspetto fisico.In secondo luogo, la Corte ha valutato che nei due ambiti in cui opera il Protocollo Migrazione si applica la legge albanese, oltre a quella italiana. Ha concluso che il diritto internazionale vincolante per la Repubblica d'Albania, relativo alle questioni relative all'immigrazione e all'asilo, è applicabile anche dalle autorità italiane grazie alla ratifica degli accordi internazionali da parte della Repubblica italiana. In base a tale analisi, la Corte non ha messo in dubbio l'esistenza della responsabilità dello Stato albanese per le questioni regolate dal Protocollo sulle migrazioni, che trae origine non solo da norme costituzionali, ma anche dal diritto internazionale che regola la responsabilità degli Stati nel contesto della sua attuazione extraterritoriale. In quest'ottica, la Corte Costituzionale ha concluso che opera una doppia giurisdizione in materia di diritti e libertà dell'uomo, il che significa che la giurisdizione italiana nei due ambiti in questione non esclude la giurisdizione albanese.Inoltre, la Corte Costituzionale è giunta all'altra conclusione che il Protocollo sulle migrazioni non rientra nella categoria degli accordi internazionali previsti dalla lettera "b" del punto 1 dell'articolo 121 della Costituzione perché, in sostanza, non crea nuovi diritti e libertà costituzionali e non comporta ulteriori restrizioni ai diritti umani e alle libertà esistenti, oltre a quelle previste dall'ordinamento giuridico albanese.Per quanto sopra, nelle condizioni in cui i diritti e le libertà fondamentali degli stranieri godono di una doppia tutela giurisdizionale e il Protocollo sulla Migrazione non li limita, la Corte Costituzionale ha deciso di non accogliere la richiesta del firmatario di un parere consultivo da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.Tenuto conto che, da un lato, la questione costituzionale in esame costituisce una innovazione nella giurisprudenza albanese, in particolare per la nozione di accordo internazionale sotto il profilo giurisdizionale relativo alla sovranità, e, dall'altro, il Protocollo Migrazioni in nessuna delle sue disposizioni prevede che il governo albanese sia privato della giurisdizione sul territorio albanese, la Corte ha analizzato se il governo albanese disponesse dei poteri adeguati per la negoziazione e la firma del Protocollo in questione. Al riguardo, la Corte ha valutato che il Trattato di amicizia e cooperazione tra la Repubblica d'Albania e la Repubblica italiana del 1995 costituisce un accordo quadro internazionale che, ai sensi dell'articolo 180 della Costituzione, si considera ratificato ai sensi della Costituzione e costituisce una base sufficiente affinché il Protocollo sulla Migrazione sia stato negoziato con l'autorizzazione del Primo Ministro e la procura rilasciata dal Ministro degli Affari Esteri, oltre che essere firmato dallo stesso Primo Ministro.

Oltre al via libera della Corte costituzionale albanese, la scorsa notte è arrivato il via libera delle commissioni affari costituzionali ed esteri del nostro Parlamento che non ha modificato la sostanza dell'accordo che di fatto viola il diritto italiano e quello europeo in materia di asilo.

IN pratica, Meloni e il suo governo stanno creando una zona grigia del diritto, lontano da occhi indiscreti, dove detenere con un costo elevato ed inutile migliaia di persone, in violazione dei diritti delle persone migranti e senza neppure  aver alcuna certezza di aumentare il numero di rimpatri.