"[Quello è in corso] è un attacco a tutti i giornalisti, non alla Rai. Le manganellate agli studenti sono contro i diritti costituzionali. Ringrazio i colleghi che non hanno ruoli sindacali che sono presenti perché ci stanno mettendo la faccia: è un segnale a chi sta intimidendo i giornalisti della Rai, come la replica aziendale al videocomunicato Usigrai di ieri. Quella replica è un attacco al diritto di sciopero. Così come quando si chiede a una minoranza delle redazioni di lavorare per dimostrare che si può mandare in onda un giornale nel tentativo di depotenziare uno sciopero. E' un attacco alle libertà delle costituzionali di tutti non solo dei giornalisti. A tutti i poteri di garanzia. Bisogna stare insieme, unire le diversità, si stanno attaccando tutti i diritti e tutte le libertà.La questione dei conti economici dell'azienda viene tirato fuori in momenti alterni. Le repliche estive di Report vanno bene perché portano risultati ma non le mando, le tengo nel cassetto, così come il programma di Saviano resta nel cassetto, decidendo di buttare soldi. Però quando il sindacato chiede le selezioni pubbliche la risposta è abbiamo problema un economico. La Rai è in crisi economica a libertà e diritti alterni.Si tenta di giocare continuando a creare questa contrapposizione tra sindacato che lotta per libertà e diritti e non può lottare per le questioni vertenziali. Diritti dei lavoratori vanno insieme a diritti e libertà. Se non hai spazi di libertà i diritti diventano una gentile concessione del potere".

Così ha dichiarato il presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), Vittorio Di Trapani, all'incontro odierno organizzato dall'Usigrai presso l'Associazione della Stampa Estera in Italia per riassumere le ragioni dello sciopero delle giornaliste e dei giornalisti Raidi lunedì 6 maggio, prima delle cinque giornate di mobilitazione proclamate dall'Assemblea dei Cdr e dei fiduciari di redazione a larghissima maggioranza (8 i contrari e un astenuto). 

Oltre a Di Trapani, moderati da Costanze Reuscher, hanno parlato i conduttori Rai Serena Bortone e Sigfrido Ranucci, e il segretario Usigrai Daniele Macheda.

"I motivi dello sciopero - ha detto Macheda - sono di natura industriale e sindacale. Nel piano industriale non c'è una riga sull'informazione, salvo poi scoprire che vogliono accorpare testate. Ma c'è anche un tema di autonomia e indipedenza dei giornalisti Rai: ricordo, ad esempio, che nei mesi scorsi la notizia del procuratore Gratteri che dichiarava che, se si fossero voluti fare i test psico-attitudinali ai magistrati, si sarebbero dovuti fare anche ai politici, unitamente ai test antidroga, ebbene, questa notizia è sparita da Rainews.Non abbiamo mai cambiato idea, abbiamo sempre detto fuori i partiti dalla Rai. Lo abbiamo detto al cosiddetto Governo dei migliori quando fu lasciato fuori dal Cda il principale partito di opposizione che allora era Fratelli d'Italia. Noi contestiamo la rinforma Renzi che ha messo la Rai sotto il controllo dei Governi di turno. Spero che in questo senso ci aiuti il Media Freedom act.La Presidente del Consiglio domenica scorsa, mentre si candidava alle europee, ha trovato il tempo di definire servizio di Report sull'Albania un linciaggio sul primo ministro albanese e su tutto popolo albanese a cui va tutta la nostra solidarietà. Dalla Rai non è arrivata nemmeno una parola a difesa di Report. E ricordo che il giornalismo d'inchiesta è nel contratto di servizio come elemento da difendere. Sono molto preoccupato per quello che succede, anche per l'Agi. Una fonte primaria che sarà venduta a un Parlamentare che ha già una concentrazione di media, sintomo di un sistema che non funziona e che rischia di mettere in difficoltà l'assetto di un paese". 
Questo il comunicato con cui è stato annunciato lo sciopero:

A tale comunicato, secondo l'Usigrai, la Rai ha replicato con toni da padroni delle ferriere:
"Quando non si hanno contenuti, la si butta sull'accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un'accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un'intera categoria. Si mettono in fila argomenti, questi sì, che non reggono alla prova dei fatti:1. l'azienda sta già riducendo gli organici non sostituendo le uscite per pensionamento.2. Alle selezioni pubbliche preferisce le chiamate dirette per le prime utilizzazioni in rete.3. Intanto però nega il riconoscimento del giusto contratto a decine di precari della cosiddetta fase 2.4. La proposta aziendale sul premio di risultato sottrae ai giornalisti una parte economica riconosciuta invece agli altri dipendenti.5. Su censure e bavagli, basta leggere i giornali italiani e internazionali delle ultime settimane. A proposito, che fine hanno fatto i "provvedimenti drastici" annunciati dall'Ad dopo il caso Scurati?Infine, chi sottrae tempo all'informazione ancora una volta è l'azienda: l'Usigrai si attiene alle regole con un comunicato di 1 minuto, la protervia aziendale impone una replica che dura il doppio".

La prima giornata di sciopero  iniziata alle 5.30 di questo lunedì, terminerà alle 5.30 di martedì 7.