Un nuovo lancio di missili russi ha colpito sabato nuovi impianti di produzione/distribuzione di energia nell'Ucraina centrale e occidentale, aumentando così i problemi sul sistema energetico del Paese, già in difficoltà, approfittando del fatto che a Kiev non sono ancora arrivati i nuovi missili destinati alla difesa aerea.

L'attacco russo, effettuato con missili balistici e missili da crociera lanciati da bombardieri strategici con base nel circolo polare artico, è stato, dal 22 marzo, il quarto attacco aereo su larga scala contro il sistema energetico ucraino.

La DTEK, la più grande compagnia elettrica privata ucraina, ha dichiarato che quattro delle sue sei centrali termoelettriche hanno subito danni. Sono stati colpiti impianti nelle regioni occidentali di Leopoli e Ivano-Frankivsk, che confinano con Polonia e Romania. Attacchi sono stati registrati anche in impianti nella regione centrale di Dnipropetrovsk.

Le difese aeree ucraine hanno comunque abbattuto 21 dei 34 missili in arrivo.

A seguito degli attacchi sugli impianti energetici, finora l'Ucraina ha perso circa l'80% della sua produzione di energia termica e il 35% di quella idroelettrica. Sebbene la principale fonte energetica di Kiev si basi sull'energia nucleare, i danni provocati agli impianti energetici basati su petrolio e acqua sono comunque importanti, perché svolgono una funzione di bilanciamento nella distribuzione e il venir meno dell'energia da loro prodotta potrebbe essere un grosso problema quando si registreranno picchi di consumi, che saranno frequenti a partire dal prossimo inverno.

Per il momento, le autorità ucraine si sono limitate ad invitare la popolazione ad un uso accorto dell'energia elettrica.



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