A22, la società che controlla la Superlega, questa mattina ha annunciato i dieci nuovi pilastri su cui si dovrebbe basare il torneo. Il condizionale è d'obbligo in attesa che a marzo la Corte di Giustizia dell'Unione europea emetta la sua sentenza sul monopolio della UEFA nell'organizzazione delle competizioni calcistiche nel continente.

Tra i nuovi principi vi è una particolare attenzione alla sostenibilità dal punto di vista economico-finanziario, e viene anche ribadita l'importanza dei tornei nazionali. Inoltre, la nuova Superlega si baserà sul merito sportivo, in pratica un'inversione a U rispetto al precedente torneo.

La nuova manifestazione prevede la partecipazione tra le 60 e le 80 squadre, ripartite in divisioni con una struttura piramidale (attualmente, tra Champions, Europa League e Conference League, sono 96 i club impegnati dalla fase a gironi).

La nuova Superlega garantirà un minimo di 14 partite ai club partecipanti (in questo momento solo le finaliste della Champions League giocano fino a un massimo di 13 partite).

Nel caso il progetto vada avanti, sembra incompatibile la convivenza con la Champions League. In precedenza, la Superlega era stata pensata per garantire una rendita certa agli indebitatissimi club promotori che ogni anno avrebbero giocato tra loro in modo da esser sicuri di spartirsi la posta dei diritti tv.

Questo nuovo progetto è un passo indietro non da poco rispetto al precedente, ma a questo punto, non si capisce perché dovrebbe essere supportato, visto che la Uefa sta già lavorando ad una revisione della Champions.