LinkedIn, finora, era l'unico social media occidentale ad operare in Cina. Aveva debuttato in quel Paese nel 2014, ma solo dopo aver aderito ai requisiti richiesti dal governo di Pechino.

Per questo, di recente, LinkedIn aveva incluso nella propria black list numerosi account di giornalisti colpevoli di aver criticato la Cina, inclusi quelli di Melissa Chan e Greg Bruno, con quest'ultimo reo di aver scritto un libro che documenta il trattamento riservato ai rifugiati tibetani.

Una scelta non passata inosservata ad un senatore Usa, Rick Scott, che in una lettera all'amministratore delegato di LinkedIn, Ryan Roslansky, e a quello di Microsoft, Satya Nadella, l'aveva definita un grossolano atto di sottomissione alla Cina comunista.

A seguito di ciò, Microsoft ha convenuto che sottostare alla direttive del Governo cinese fosse diventato sempre più problematico e per tale motivo ha deciso di chiudere la sezione social di LinkedIn in Cina. Per questo, gli utenti cinesi non potranno più scrivere o condividere articoli e feeds, oppure scambiarsi feed tramite LinkedIn.

Infatti, entro l'anno, Microsoft lancerà una versione del sito dedicata unicamente alle offerte di lavoro, che si chiamerà InJobs, senza alcuna funzionalità social.