Dalla fusione dei due colossi Salini S.p.a. e Impregilo S.p.a. (avvenuta nel 2014) il 15 maggio 2020 nasce la multinazionale italiana costruzioni WeBuild S.p.A.

Nel 2016 il gruppo acquista la società americana Lane Industries e il 4 ottobre 2019 attua il salvataggio dell’Ansaldi in grave difficoltà per 2 miliardi di debito contro un portafoglio ordini di 25 miliardi di euro. Questa gigantesca macchina per costruzioni si occupa di realizzare in tutto il mondo metropolitane, porti, aeroporti, autostrade, ferrovie, impianti idroelettrici, opere idrauliche, edilizia civile e industriale.

Recentemente ha ricostruito il ponte di Genova crollato nel 2018: da una spesa iniziale di 30 milioni i costi sono lievitati a 130 milioni di euro.

È a capo del consorzio per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, un’opera che si spera non si faccia mai per moltissimi motivi sia tecnici che ambientali (vedi maremoto che ha distrutto Messina ai primi del ‘900); nello stretto si incontrano o meglio si scontrano le due piattaforme continentali, l’africana e l’europea con assestamenti catastrofici ed imprevedibili; l’altissimo rischio per il passaggio dell’alta velocità per le oscillazioni dovute dalla distanza tra una sponda e l’altra... eppure per WeBuild vi sono degli ottimi motivi per rispolverare questo “suicidio” finanziario e un ulteriore pericolo per gli utenti (vedi Autostrade).

L’Operazione Amalgama è stata un’indagine che ha coinvolto le procure di Firenze, Genova e Roma dal 2014 al 2016 che ha riguardato l’appalto del TAV che a noi contribuenti è già costato 6 miliardi di euro e che nonostante la gravità dei fatti non approderà a nulla a causa della “santa prescrizione”.  

Solo la Procura di Genova ha rinviato a giudizio 30 indagati di “rango”, i reati contestati sono: appalti truccati, mazzette, serate con escort, contiguità tra imprenditoria e politica, costi gonfiati (un’occhiatina alle varianti in corso d’opera e relativi capitoli di spesa per la ricostruzione del ponte di Genova gliela darei) tali reati cadranno in prescrizione tra il 2021 e il 2022, solo il gruppo Gavio esce pulito dalla vicenda.

La Procura di Genova aveva aperto un’inchiesta sul TAV riscontrando numerose irregolarità, è la sola che è riuscita a rinviare a giudizio 30 indagati.

La Procura di Roma doveva indagare per corruzione e sospette infiltrazione dei clan, l’inchiesta si è persa nelle nebbie.

La Procura di Firenze si era occupata dei rapporti tra gli imprenditori e i committenti statali, in parte è stato archiviato e il restante è andata frammentata in molteplici rivoli, la prescrizione farà il resto.

Tra gli indagati eccellenti troviamo: Pietro Salini, Ad della WeBuild, rinviato a giudizio per turbativa d’asta, un altro reato è già caduto in prescrizione; Ercole Incalza committente per i Lavori Pubblici; Andrea Monorchio (ex ragioniere dello Stato) e suo figlio Gian Domenico, quest’ultimo anche per corruzione; Michele Longo ex presidente di Cociv (infrastrutture ferroviarie strategiche) general contractor del Terzo Valico perché partecipato a maggioranza Impregilo; Stefano Perotti imprenditore; Duccio Astaldi Condotte d’Acqua S.p.a.

Venivano favorite le ditte in gara distorcendo le norme del codice degli appalti, distribuendo  tangenti, tollerando gli interessi incrociati tra Salini Impregilo S.p.a. e Condotte d’Acqua S.p.a. La Guardia di Finanza ha filmato e registrato la consegna delle mazzette e relative battute di cattivo gusto che fanno da contorno al degrado morale in cui versa parte dell'imprenditoria italiana.

Sono stati già spesi 6 miliardi per un’opera che va da Genova a Tortona, per arrivare a Milano si spenderanno 20 miliardi: vale la pena spendere una cifra del genere per 150 Km di percorrenza tra il porto ligure e Milano? Vogliono utilizzare i fondi europei per foraggiare la catena alimentare che ingrassa l’imprenditoria predatoria e la partitocrazia, sottraendo risorse alle piccole e medie imprese del centro sud dell’Italia, ai servizi essenziali del Paese, alle famiglie. Non è stato un caso che sia stata affidata la realizzazione di un’opera inutile al consorzio Cociv guidato da Salini-Impregilo (oggi WeBuild) e Condotte d’Acqua.

Il TAV ha una lunga storia, inizia nell’agosto del 1991, erano previsti due tronconi: Torino-Venezia e Milano-Napoli, il Terzo Valico è stato aggiunto successivamente su iniziativa di Raul Gardini che doveva rifarsi per la mega tangente Montedison infatti ottenne la linea Genova-Milano per inserirsi nell’affare con la sua società.

Tale operazione serviva a rilanciare il mercato degli appalti pubblici stroncato dall’inchiesta “Mani Pulite”. I due Machiavelli dell’Alta Velocità Lorenzo Necci, padrone delle FS e il magnate delle grandi opere Ettore Incalza rivoluzionano le modalità delle gare di appalto pubbliche delegando l’Eni, l’Iri e la Fiat a realizzare l’Alta Velocità senza gara, senza contenziosi e a prezzo bloccato (si fa per dire). Il 60% del costo era a carico dei privati. Tre anni dopo i costi erano lievitati del 34% e lo Stato (cioè noi) si sobbarcò 90 miliardi di sovraprezzo; nel contempo riuscirono ad aggirare la normativa UE sull’obbligatorietà delle gare di appalto facendo decollare l’affare alcuni giorni prima dell’entrata in vigore della nuova legge europea: ha ragione il Procuratore Gratteri che bisogna ripulire lo Stato!

Nel 2000 il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Bersani impose l’obbligo della gara d’appalto pubblica e il conseguente scioglimento dei relativi contratti. Dopo pochi mesi cadde il governo, ritornò Berlusconi che nominò Ministro per le Infrastrutture Lunardi e segretario capo Incalza (direttamente interessato) che s’inventarono la “Legge obiettivo” per sottrarre alla gara d’appalto l’Alta Velocità inoltre l’appaltatore diviene affidatario e costruttore dell’opera, sceglierà il direttore dei lavori e non subirà nessun controllo: di conseguenza i costi lievitarono vergognosamente. Una legge votata dal Parlamento viene usata per legalizzare una truffa nei confronti dei cittadini.

Nel 2007 Prodi reinserisce l’obbligo della gara d’appalto che “risalta” nel 2008 con il ritorno di Berlusconi. Oggi grazie ai soldi della Cassa depositi e prestiti e creando la società WeBuild la Salini-Impregilo si sono messi di nuovo in sicurezza.

Arriviamo al Recovery Plan: la WeBuild insieme ai 20 principali gruppi operativi nel settore non reggono la concorrenza con il gigante francese Vinci e per questo è stata rispolverata l’Alta Velocità la cui spesa è stata fatta lievitare a 15 miliardi di euro per realizzare le tratte Palermo-Catania; Napoli-Bari; Salerno-Reggio Calabria; Brescia-Verona-Vicenza; il Terzo Valico ed altro ed eventuale (soprattutto eventuale).

Ecco perché è rispuntata la favoletta del ponte sullo Stretto sul quale dovrebbe passare la tratta di alta velocita di Trenitalia: un azzardo sia in termini finanziari che in vite umane.  L’Alta Velocità in Sicilia prevede una spesa di 20 miliardi e il ponte sullo stretto potrebbe diventare essenziale per assorbire più risorse possibili dal piatto del fondo europeo da parte di un'imprenditoria famelica e senza scrupoli.

C’è da temere che questo governo autorizzi un'operazione temeraria che ha il solo fine di accumulare profitto, visto che WeBuild ha le mani in pasta su tutto l’affare Alta Velocità.