La grande finanza americana sembra stia cambiando rotta, e a farne le spese è, neanche a dirlo, Donald Trump.

La grande finanza USA teme la recessione: "Dazi devastanti, risparmi di milioni in pericolo!"

I colossi del settore, con i loro enormi asset e una visione a lungo termine, stanno lanciando segnali d’allerta sul futuro dell’economia statunitense, un futuro che, stando alle loro parole, appare sempre più cupo. “Siamo molto vicini, se non già dentro, alla recessione”, ha dichiarato Larry Fink, CEO di BlackRock, la società che gestisce la bellezza di 11,6 trilioni di dollari. Un'affermazione che fa venire i brividi, se si considera che si tratta dei risparmi e delle pensioni di milioni di americani.

Fink, con 49 anni di esperienza nel mondo della finanza, non è certo uno che si lascia andare a facili allarmismi. Eppure, le sue parole risuonano come un campanello d’allarme. “Gli annunci sui dazi sono andati oltre qualsiasi cosa avrei potuto immaginare”, ha affermato, sottolineando come non si tratti di una mera questione di Wall Street contro Main Street, ma di un problema che tocca il portafoglio di ogni cittadino. La flessione del mercato, causata da dazi e guerre commerciali, ha ripercussioni dirette sui risparmi pensionistici, un tema che dovrebbe suscitare preoccupazione anche nei più ottimisti.

Dall’altro lato, c’è Jamie Dimon, CEO di JP Morgan Chase, che non è da meno nel lanciare il suo allerta rosso. “L’economia statunitense sta affrontando notevoli turbolenze”, ha dichiarato, sottolineando l’impatto dei dazi sull’economia. Con profitti che ammontano a 14,64 miliardi di dollari, Dimon potrebbe apparire come un uomo felice, ma anche lui non si tira indietro dal mettere in guardia sul futuro. “I dazi fanno salire i prezzi e scendono il PIL”, ha affermato, dipingendo un quadro in cui la crescita economica è frenata da fattori esterni, come guerre commerciali e inflazione persistente.

In un contesto come questo, le parole di Trump su una “politica sui dazi che sta funzionando” suonano come un eco lontano, quasi comico, di un’epoca in cui si credeva che il protezionismo potesse risolvere ogni problema. L’entusiasmo del presidente contrasta con la realtà che i leader del settore finanziario stanno cercando di far emergere. “Prepariamo la società per un’ampia gamma di scenari”, ha avvertito Dimon, suggerendo che non è tempo di abbassare la guardia. 

Ma cosa significa tutto questo per la gente comune? In parole semplici, le decisioni prese nei corridoi del potere finanziario possono avere conseguenze dirette sulla vita quotidiana degli americani. Se i dazi continuano a salire, i prezzi dei beni di consumo aumenteranno, il che significa che le famiglie dovranno spendere di più per l’acquisto di alimenti, vestiti e beni di prima necessità. E mentre i risparmi di milioni di persone vengono intaccati, i colossi della finanza si trovano a dover affrontare una situazione che, per loro, è tanto nuova quanto preoccupante.

In questo balletto di cifre, percentuali e profitti, la verità è che la finanza e l’economia sembrano sempre più distaccate dalla realtà quotidiana delle persone. I dirigenti delle grandi banche e delle società di investimento parlano di “scenari” e “turbulenze”, mentre la gente comune si chiede se avrà abbastanza soldi per arrivare a fine mese. La satira si fa strada in questo contesto: i guru della finanza, con i loro linguaggi tecnici e le loro previsioni, sembrano più simili a stregoni che a esperti, predicendo un futuro che, a dirla tutta, è tutto fuorché roseo.

In conclusione, il messaggio di BlackRock e JP Morgan è chiaro: la guerra commerciale e i dazi non sono solo numeri su un grafico, ma questioni che toccano la vita di tutti i giorni. Se Trump non ascolta, potrebbe trovarsi a dover affrontare conseguenze ben più gravi di quelle che immagina. La finanza si muove con la sua logica, ma la realtà economica è quella che vive l’uomo comune, e in questo scontro, è lui a rischiare di perdere di più. La domanda rimane: chi avrà il coraggio di mettere un freno a questa spirale prima che sia troppo tardi?