Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha gettato la maschera. Finalmente ha detto quello che ha sempre pensato e che in qualche modo trapelava dai suoi passati discorsi sulla Lega di Salvini.

E' atavico malvezzo italico, uno dei tanti,  quello di salire sul carro dei vincitori e contemporaneamente di infierire sul perdente di turno.

Con la regia della "giovane" premiata coppia BB, che ha brindato con tanto di bollicine alla vittoria in Francia di Macron, l'ex segretario federale non ha perso occasione, in seguito alla sconfitta della Le Pen, per sentenziare  sul Corriere della Sera: "fase lepenista è conclusa, sbagliato disprezzare FI, la Lega torni alle origini".

Non so cosa Maroni intenda dire con la frase "nel tornare alle origini".

Quelle con la Lega al 3%? Oppure quella che ha governato per tanti anni con il Cavaliere senza concludere nulla? Forse il varesino ha nostalgia di quando la Lega, con grande "sagacia", tentò di aprìre a Monza gli uffici distaccati di un ministero facendo passare l'evento come grande conquista secessionista. Nessuno si ricorda più di questo fatto, perchè come tutte le cose volute dal Senatur sono finite nel nulla. Come il quotidiano "La Padania", o come la radio, RPL, quella che Salvini ha ereditato con ingenti debiti. E mi fermo qui perchè la lista sarebbe lunga.

La lega di Bossi, bisogna dirlo, ha concluso ben poco. Ma Maroni vuole tornare alle origini.

Non so come andrà a finire questa diatriba interna, ma so, che se la Lega tornerà ad allearsi con il padrone di FI, sarà condannata al suicidio politico.

I cittadini hanno bisogno di onestà intellettuale, non di essere presi in giro.