Tutto ebbe inizio il  18 febbraio 2005 con le intercettazioni telefoniche tra Innocenzo Mazzini, vicepresidente Federcalcio e Claudio Lotito, presidente della SS Lazio.

Mazzini: “Dove giochi domenica?”. Lotito: “A Verona con il Chievo”. Mazzini: “Davvero? E chi hanno tirato a sorte?”. Lotito: “Vabbè… Allora sogni tranquilli te mi dici”.
La partita era Chievo-Lazio e l'arbitro era Gianluca Rocchi di Firenze alla sua seconda partita in A: in sette minuti, furono espulsi due giocatori clivensi e la partita si concluse con la vittoria della SS Lazio con un goal al 75esimo minuto.

La vicenda divenne parte dello scandalo Calciopoli, per il quale il procuratore federale Stefano Palazzi motivò le accuse nei confronti delle quattro società e dei 26 tesserati ricostruendo la rete di rapporti creata da Moggi e Giraudo con lo scopo di «controllare e condizionare il settore arbitrale», con «cene riservate, nelle abitazioni private dei convitati, al riparo da occhi indiscreti» e con incontri che «già appaiono contrari ai principi normativi ed etici in quanto, per la loro stessa sussistenza, idonei ad alterare in modo evidente i caratteri di alterità, di terzietà e di imparzialità che devono connotare i rapporti fra i dirigenti delle società di calcio e i rappresentanti, massimamente quelli di vertice, del settore arbitrale».

Nel novembre 2011, si concluse il primo grado del processo penale  con un sostanziale accoglimento dell'impianto accusatorio contro i dirigenti della Juventus, ma anche escludendo responsabilità della società sulle violazioni commesse dai propri dirigenti.
Durante quel processo vennero prodotte nuove intercettazioni che coinvolgevano i massimi dirigenti dell'Inter all'epoca dei fatti e che non ebbero seguito nel giudizio sportivo perché i fatti erano ormai caduti in prescrizione, alla quale la società nerazzurra preferì non rinunciare.

In ambedue le sedi (sportiva e penale) l'arbitro Gianluca Rocchi venne assolto per non aver commesso il fatto, ma non era ancora finita.

Infatti, nel processo d'appello per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva il sostituto procuratore generale Esposito chiese per lui un anno e 4 mesi di reclusione.
Anche in sede di appello, il 5 dicembre 2012, la sentenza confermò l'assoluzione piena per Gianluca Rocchi.

Il processo sportivo di Calciopoli si concluse con la cancellazione di due scudetti conquistati dalla Juventus (2004-05 e 2005-06) e alla retrocessione in serie B della squadra bianconera.

Pesanti penalizzazioni per Milan, Fiorentina e Lazio con 30 punti di penalizzazione nella Serie A 2005-2006 e rispettivamente 8, 15 e 3 punti di penalizzazione nella Serie A 2006-2007.
L'Inter non subì conseguenze dal Tribunale Sportivo.

Alla fine, la Camera di Conciliazione ed Arbitrato del CONI condannò Claudio Lotito a quattro mesi di inibizione, Adriano Galliani a 5 mesi, Andrea Della Valle ad 1 anno e 1 mese. 

Le sanzioni più pesanti colpirono gli ex dirigenti della Juventus Luciano Moggi e Antonio Giraudo, oltre all'ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, con cinque anni di inibizione.

Il processo penale si concluse in Cassazione e assolse per prescrizione i dirigenti juventini Moggi e Giraudo.

Ma ci furono anche delle 'vittime innocenti'.

Ad esempio, l'allora presidente della Figc, Franco Carraro  che dovette dare le dimissioni, anche se poi è uscito completamente prosciolto dalla vicenda. 

O proprio l'arbitro Gianluca Rocchi, il cui iter giudiziario durò quasi 9 anni, concludendosi solo quando la stessa Cassazione dichiarò inammissibile il ricorso della Procura penale contro la sua duplice assoluzione con formula piena.

Dunque, al di là della provata onestà di Gianluca Rocchi ai tempi di Calciopoli, c'è qualcosa da aggiungere?

Che in termini di retribuzione un arbitro di Serie A 'guadagna' circa 3.800 euro a partita, scendiamo a 1000 euro per gli assistenti e per il quarto uomo a bordo campo 500 euro; 1500 euro per l'arbitro al Var e 700 euro per i suoi assistenti. Tutti ricevono inoltre i rimborsi per le spese di vitto e alloggio.

Dunque, se un arbitro dirige 40 partite l'anno naviga su un reddito di oltre 160mila euro l'anno, ma se cade in disgrazia e spesso finisce a bordo campo o al Var può non arrivare a 40mila euro lordi annui.
Un'inezia rispetto a quanto guadagnano i calciatori e le società, ma ce ne è abbastanza per una lotta al coltello per arbitrare le 10 partite dieci in calendario di Serie A ad ogni turno.

E tutto questo lo finanzia la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FGCI), di cui l'Associazione Italiana Arbitri (AIA) comunque è e resta una componente retribuita.
Federazione Italiana Giuoco Calcio di cui  fanno parte anche la Lega Nazionale Professionisti Serie A e le altre Leghe delle serie inferiori più la Associazione Italiana Calciatori e Associazione Italiana Allenatori Calcio.

La Serie A fattura / vale 2,527 miliardi di euro, cioè ha un peso enorme nella FIGC, come lo ha la Lega Dilettanti che vanta 11.282 società e 58.522 squadre, per un totale di 1.035.637 tesserati.

Forse sarebbe il caso che l'Associazione Italiana Arbitri diventi autonoma rispetto alla Federazione dominata dalle società calcistiche.

Certamente, non è un bene per il Calcio che ci sia una perequazione così elevata tra chi arbitra e chi assiste.
Sarebbe il caso che le società calcistiche versassero alla Associazione Italiana Arbitri  contributi più sostanziosi per gli arbitri che sono a bordo campo o alla VAR.