«Nelle ultime ore i trafficanti di esseri umani hanno ripreso a lavorare, riempiendo barchini e approfittando della collaborazione di qualche Ong.

Tra queste c’è "Aquarius 2", che poco fa ha recuperato 50 persone al largo di Zuara e che, secondo alcuni quotidiani, sta per essere cancellata anche dai registri navali di Panama perché "è illegale e non rispetta le procedure".
Altri due gommoni, con a bordo 100 immigrati ciascuno, sarebbero in navigazione.

Pensare che, dopo il caso Diciotti, le partenze dalla Libia si erano azzerate!

Possono cambiare nome e bandiera altre mille volte: ma per questi signori i PORTI italiani restano CHIUSI e DENUNCERÒ per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chi aiuta gli scafisti.»

Questo il confuso e delirante post pubblicato su Facebook dal ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini che, servendo la sua folle propaganda, ha finito ormai per esserne sopraffatto.


Come stanno i fatti? Così li riporta SOS MEDITERRANEE.

"Giovedì 20 settembre la nave Aquarius, noleggiata da SOS MEDITERRANEE e gestita in collaborazione con Medici Senza Frontiere (MSF), ha tratto in salvo undici persone in pericolo da una piccola barca in fibra di vetro in acque internazionali al largo delle coste libiche. Venerdì scorso Aquarius era ancora alla ricerca di imbarcazioni in difficoltà sulla rotta marittima più letale al mondo.

L’imbarcazione è stata avvistata giovedì mattina da un membro dell’equipaggio che si trovava sul ponte della nave. Dopo aver valutato la situazione, Aquarius ha immediatamente provato a segnalare l’imbarcazione in difficoltà al Centro congiunto di coordinamento del soccorso libico (JRCC) senza ricevere alcuna risposta e infine ha contattato il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (ITMRCC). L’equipaggio della Aquarius ha quindi lanciato in mare le scialuppe di salvataggio per procedere al soccorso. La piccola imbarcazione, sovraffollata, imbarcava acqua e i suoi undici passeggeri erano esposti alle ustioni da carburante.

«Date le cattive condizioni dell’imbarcazione e i rischi per le persone a bordo, è stato necessario evacuarle immediatamente sulla Aquarius, mentre nessuna delle autorità marittime contattate aveva ancora assunto ufficialmente il coordinamento dell’operazione», ha dichiarato Nick Romaniuk, coordinatore SAR di SOS MEDITERRANEE. Al termine delle operazioni, l’ITMRCC ha informato Aquarius che avrebbe riferito il caso SAR al JRCC libico.

Le undici persone salvate sono tutti uomini, in maggioranza pakistani, uno è originario della Costa d’Avorio. Secondo le testimonianze raccolte a bordo dopo il salvataggio, tutti hanno trascorso diversi mesi in Libia prima di tentare la fuga dal Paese via mare.

 


«Le persone salvate mostrano segni di sofferenza psicologica», ha spiegato l’equipaggio a bordo della Aquarius. «Alcuni sono stati testimoni diretti dei recenti scontri a Tripoli, comprese l’uccisione di “persone innocenti” e la distruzione di edifici. La maggior parte di loro ha anche riferito di essere stata vittima di lavoro forzato e non retribuito sin dall’arrivo in Libia, dove hanno detto di essere considerati “golden dogs” (cani d’oro) in quanto altamente vulnerabili all’estorsione».

Due ore dopo il completamento del salvataggio di giovedì, le autorità marittime libiche (JRCC libico) hanno risposto alla Aquarius via e-mail di avere assunto il coordinamento dell’operazione chiedendo di procedere verso un punto di incontro al largo della costa di Zawiyah per consegnare a una motovedetta libica le persone salvate.

La Aquarius ha informato il JRCC libico che, sulla base delle convenzioni SAR, non poteva procedere al trasferimento poiché i porti libici non possono essere considerati un luogo sicuro [come confermato di recente dalla signora Bachelet che dal 1 settembre è il nuovo alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ndr.]. Il JRCC libico ha risposto alla Aquarius che quest’ultima doveva contattare altri MRCC o il proprio Stato di bandiera. Aquarius ha quindi contattato gli MRCC italiani e maltesi, che in seguito hanno rifiutato la responsabilità di assegnare un luogo sicuro.

«La nostra missione è di salvare, proteggere e testimoniare. Proteggeremo queste undici persone finché non sarà indicato un luogo sicuro da un’autorità marittima competente», ha dichiarato Frédéric Penard, direttore delle operazioni di SOS MEDITERRANEE. «Mentre i capi di Stato e di governo europei si riunivano in un vertice informale a Salisburgo senza compiere alcun progresso su una risposta europea coordinata alla crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale, Aquarius si trovava ancora una volta di fronte alle evidenti contraddizioni dell’attuale politica della Ue», ha aggiunto."


Giovedì sera Aquarius ha ripreso la ricerca di imbarcazioni in difficoltà a 25 miglia dalla costa libica. Nelle ultime 72 ore, Aquarius ha aiutato due imbarcazioni in difficoltà e ora ha 58 persone a bordo che hanno bisogno urgentemente di sbarcare in un luogo sicuro come richiede il diritto internazionale marittimo.


Sabato, l'equipaggio di Aquarius - come dichiarato da SOS MEDITERRANEE e Medici Senza Farontiere - è stato informato che le autorità panamensi avevano notificato ufficialmente alla Jasmund Shipping, proprietaria della nave, che le autorità italiane avevano loro chiesto di prendere "azioni immediate" contro l’Aquarius.

Nel messaggio ricevuto dall’Autorità marittima di Panama - riportano le due Ong - si legge che "sfortunatamente è necessario che [l’Aquarius] sia esclusa dal nostro registro perché la sua permanenza implicherebbe un problema politico per il governo e per la flotta panamense in direzione dei porti europei".

 


In pratica, l'Italia ha minacciato Panama di chiudere i propri porti alle navi di bandiera panamense se non avesse cancellato dal suo registro navale l'Aquarius. Quindi, il governo del cambiamento sarebbe un governo che per soddisfare la propaganda leghista si affida pure al ricatto per impedire operazioni di salvataggio in mare ad una nave che opera in acque internazionali su una rotta dove solo quest'anno sono annegate oltre 1.250 persone, anche il numero è probabilmente molto più alto, dal momento che non tutti i naufragi sono stati assistiti o registrati dalle autorità o dalle agenzie dell’ONU, come dimostra quello ai primi di settembre al largo della costa libica, in cui si stima che almeno 100 persone siano annegate.


"SOS Méditerranée e MSF denunciano fortemente queste azioni che dimostrano fin dove il governo italiano voglia spingersi, mentre la sola conseguenza è che le persone continueranno a morire in mare e che nessun testimone sarà presente per contare i morti."