Nelle ultime ore si fa più concreta la possibilità di un cessate il fuoco a Gaza, anche se non definitivo. Questa mattina, la delegazione israeliana è rientrata dai colloqui, che stavolta si tengono a Parigi, per illustrare i nuovi termini di una tregua di 6 settimane a seguito del rilascio di un numero compreso tra 35 e 40 prigionieri israeliani (donne, bambini e anziani), in cambio del rilascio di un numero compreso tra 200 e 300 prigionieri palestinesi. A Gaza sarebbero ancora 134 gli israeliani prigionieri, anche se 32 di questi sarebbero deceduti a causa dei bombardamenti israeliani.

Questa è la parte buona della notizia. Quella meno buona è rappresentata dal fatto che l'accordo è ancora lontano dal poter essere siglato. Nel caso in cui il gabinetto di guerra di Tel Aviv ne accettasse l'impianto, si dovrà comunque tenere un prossimo round di colloqui per concordare l'elenlco completo dei nomi dei prigionieri israeliani e palestinesi che verranno rilasciati, le modalità secondo le quali verrà attuato l'accordo e i termini del cessate il fuoco. 

Secondo fonti ben informate, Hamas avrebbe accettato di rinunciare alla richiesta di un cessate il fuoco permanente, ma non a quella che, durante la tregua, si continuino i colloqui per arrivare a tale obiettivo. Come è ormai ben noto, Israele ha ribadito più volte di non voler porre fine al conflitto se non dopo aver eliminato Hamas dalla Striscia di Gaza.

Intanto, però, Israele continua a massacrare civili e lunedì, il criminale Netanyahu presenterà i piani per l'evacuazione di Rafah per effettuare poi l'attacco di terra, mentre i bombardamenti sia nell'area di Khan Younis che in quella della città a ridosso del confine con l'Egitto si stanno  intensificando, con il bilancio delle vittime che continua a crescere. Nel 141° giorno di guerra, il numero di palestinesi uccisi è arrivato a 29.606, mentre sono più di 69mila quelli rimasti feriti, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Sanità della Striscia.

Il problema per Netanyahu, però, è rappresentato dal dissenso interno e dal progressivo smarcarsi degli Stati Uniti dall'appoggio incondizionato finora offerto.

In queste ore, in tutta Israele sono in corso le proteste contro il governo perché non mostrerebbe un vero impegno, secondo i manifestanti, nel voler far tornare indenni i prigionieri detenuti a Gaza, con il numero di coloro che iniziano a chiedere un cessate il fuoco in aumento. Non bisogna dimenticare che l'impatto della guerra sull'economia israeliana sta diventando devastante e non tutte le persone vivono di stipendi garantiti dallo Stato.

Per quanto riguarda gli americani, sono sempre più indispettiti dal menefreghismo mostrato da Netanyahu agli inviti alla moderazione nell'azione militare e all'aumento degli aiuti umanitari da far affluire nella Striscia. Netanyahu ha fatto l'esatto contrario e come prima ritorsione gli Usa hanno fatto sapere che considereranno illegale qualsiasi nuovo insediamento di terroristi ebrei, eufemisticamente definiti coloni, in Cisgiordania.

Anche questo sabato, in tutto il mondo, milioni di antisemiti (vengono definiti così dai sionisti) si sono riversati in strada per chiedere lo stop al genocidio dei palestinesi da parte dell'esercito dello Stato ebraico.