Interessante l'articolo in cui Reuters segnala il problema che in questo momento deve affrontare la ripresa dell'economia Usa: la carenza di materiali - spesso di base fatti di metallo, legno, plastica vetro... - che in precedenza erano facilmente reperibili e che adesso possono essere ottenuti (quando è possibile) con tempi biblici, se rapportati alla necessità produttive di qualunque azienda, degna di tal nome.
L'economia post pandemia risente di contraddizioni e incongruenze collegate alla ripresa.
Da una parte, la crescente domanda dovuta alla compressione delle richieste causata dalle riaperture non è ritenuta dai fornitori sufficiente per effettuare nuovi investimenti per consentire loro di far fronte in tempi rapidi alle richieste dei produttori/assemblatori che, di conseguenza, devono rallentare la produzione e far fronte anche all'aumento dei costi che è sempre collegato alla carenza di beni di prima necessità.
Dall'altra, quando i prodotti sono disponibili in grande quantità, vi è il rischio che arrivino comunque in ritardo perché la catena distributiva non riesce a soddisfare in tempi rapidi - per mancanza di container, navi, camion... - l'aumento di richieste.
Così, negli esempi riportati nell'articolo, un'azienda produttrice di tende campeggio si trova in difficoltà nel rispettare gli ordini per carenza di tubi di metallo o strisce di velcro, mentre un produttore di whiskey come Jack Daniel's non ha vetro a sufficienza per le sue caratteristiche bottiglie.
Tutto questo potrebbe finire per avere un impatto negativo sui prezzi finali e sull'inflazione, togliendo certezze alla Fed su come gestire la politica finanziaria (costo del denaro) per supportare investimenti e ripresa economica.