Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha dichiarato che la Repubblica islamica non cerca la guerra, ma risponderà a qualsiasi aggressione da parte del regime sionista "a tempo debito", in base a quanto riporta l'agenzia stampa di Stato, IRNA.

Secondo quanto riferito dal portavoce del parlamento iraniano, Ebrahim Rezaei, Araghchi ha rilasciato queste dichiarazioni domenica davanti alla Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano.

"Durante questa sessione, il ministro degli Esteri ha fornito un rapporto ai membri della commissione sugli ultimi sviluppi nella regione, sulla resistenza, sulle violazioni dei sionisti e su un recente viaggio che ha fatto in alcuni paesi della regione", ha affermato il legislatore.

Araghchi ha sottolineato che il regime sionista ha subito un duro colpo dall'operazione di rappresaglia dell'Iran, True Promise II, precisando che il 90% dei missili balistici iraniani ha colpito i propri obiettivi.

"Ma i sionisti hanno censurato le notizie", ha detto Araghchi, citato da Rezaei.

Il ministro degli Esteri iraniano ha condannato il recente attacco aereo israeliano contro l'Iran e ha ribadito che la Repubblica islamica si riserva il diritto di rispondere a questa aggressione al momento opportuno.

Il diplomatico ha informato la commissione che il Ministero degli Esteri ha cercato di affrontare il regime sionista attraverso il coordinamento tra "il campo e la diplomazia" ​​e che l'obiettivo del suo recente tour regionale era quello di creare "deterrenza politica".


Sul fronte opposto, Netanyahu, durante una cerimonia che ha segnato l'anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre in base al calendario ebraico, ha dichiarato che l'attacco aereo israeliano contro l'Iran avvenuto nel fine settimana è stato "preciso e potente" e ha raggiunto tutti i suoi obiettivi, e che "ha avuto un impatto grave "sulle capacità difensive dell'Iran e sulla sua capacità di sviluppare missili".

Nella stessa occasione, un gruppo di manifestanti ha interrotto il discorso del premier israeliano gridando a lui e ad altri membri del governo presenti "vergognatevi".

Sulla questione è intervenuta anche la vicepresidente e candidata democratica alla presidenza Kamala Harris, in un'intervista alla trasmissione Face the Nation in onda sulla CBS, con questo messaggio rivolto all'Iran:

"Non rispondete, sarebbe un errore. Siamo pronti a difendere Israele come abbiamo fatto prima, lo faremo di nuovo. Il punto critico è che ci deve essere una de-escalation nella regione. Stiamo lavorando attraverso canali diplomatici e altri canali per garantire che ci sia una de-escalation".

 Ha aggiunto di non poter parlare con nessuna fonte di intelligence in merito a una possibile risposta iraniana, ma ha affermato che "come Stati Uniti siamo stati molto chiari sul fatto che l'Iran non dovrà rispondere e che sarebbe un errore se lo facesse".

 Quando le è stato chiesto quali sarebbero state le conseguenze in caso di risposta, ha detto: "Vi terrò aggiornati".

Sempre oggi, Harris ha rilasciato una dichiarazione in occasione dei 6 anni dall'attacco alla sinagoga Tree of Life di  Pittsburgh: 

"Oggi sono trascorsi sei anni da quando un suprematista bianco ha usato un'arma da guerra per uccidere 11 anime preziose e ferirne molte altre alla sinagoga Tree of Life nel quartiere Squirrel Hill di Pittsburgh. Questo atto indicibile, alimentato dall'odio antisemita, è stato l'attacco più mortale alla comunità ebraica americana nella storia della nostra nazione. Mentre ricordiamo le vittime di questa orribile sparatoria di massa, rendiamo omaggio anche al coraggio dei primi soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti feriti durante questo attacco, e commemoriamo la resilienza della comunità di Pittsburgh. Quest'estate, è stata inaugurata la prima sede nazionale di un museo e centro educativo sulla storia dell'antisemitismo in America, nel sito della sinagoga, simbolo di questa forza duratura.Come sappiamo, la commemorazione odierna avviene anche in un periodo di crescita dell'antisemitismo, qui e in tutto il mondo. All'inizio di questo mese, è trascorso un anno dall'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre  contro Israele, in cui sono state massacrate 1.200 persone innocenti [in realtà il numero dei morti è 1139, di cui circa 350 appartenenti a IDF e forse di polizia. Inoltre un parte delle vittime (il numero è indefinito) è stata uccisa da fuoco amico (anche volontariamente in base al "protocollo Annibale", ndr], 250 persone sono state prese in ostaggio e Hamas ha commesso violenze sessuali indicibili [non comprovate, ndr]. Lavorerò sempre per garantire la sicurezza e l'incolumità del popolo ebraico negli Stati Uniti e in tutto il mondo e denuncerò sempre l'antisemitismo ogni volta e ovunque lo vedremo. Doug e io siamo orgogliosi di aver lavorato al fianco del presidente Biden per combattere l'antisemitismo, anche attraverso la strategia nazionale per contrastare l'antisemitismo. Questo lavoro non è nuovo per me: ho trascorso l'intera carriera a combattere l'antisemitismo, anche perseguendo i crimini d'odio come procuratore distrettuale e pubblicando un rapporto annuale sui crimini d'odio come procuratore generale della California per garantire che i decisori politici e le forze dell'ordine rispondano con un senso di urgenza a questa crisi. E dall'inizio della nostra amministrazione, abbiamo ottenuto finanziamenti record per la sicurezza fisica di organizzazioni non profit e istituzioni religiose in tutto il paese, tra cui sinagoghe, centri comunitari ebraici e scuole diurne ebraiche".

Fa piacere che la vicepresidente e candidata dem abbia così tanto riguardo per gli 11 ebrei uccisi 6 anni fa e per i 1139 massacrati un anno fa. Lo stesso, anche, che si preoccupi del "crescente antisemitismo".

Quello che invece stona è che ritenga dovuto minacciare l'Iran, consentendo che Israele debba essere difeso sempre e comunque, nonostante sia, anche in questo caso, l'aggressore.

Stona ancor di più che invece ritenga dovuto - visto che neppure vi ha fatto accenno - che lo Stato ebraico, dopo aver trucidato oltre 50mila palestinesi (dispersi compresi), di cui circa 17mila bambini, ferendone circa 100mila, debba continuare a farlo considerando l'aumento nell'intensità dei bombardamenti e dell'assedio su Gaza degli ultimi giorni... senza parlare di ciò che il morale esercito dello Stato ebraico sta facendo nei Territori Occupati (con l'aiuto dei terroristi ebrei) e nel LIbano, dove sta gazificando Beirut e il meridione del Paese dei cedri.


Eppure che l'insostenibilità di quanto accade a Gaza sia oltre l'inimmaginabile lo ha ricordato anche oggi il portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite,  Stéphane Dujarric:

"La situazione dei civili palestinesi intrappolati nel nord di Gaza è insopportabile. Solo nelle ultime settimane, centinaia di persone sono state uccise, secondo il Ministero della Salute di Gaza, e più di 60.000 altre sono state costrette a fuggire ancora una volta, molti temendo di non poter più tornare. Il Segretario generale è sconvolto dagli strazianti livelli di morte, feriti e distruzione nel nord, con civili intrappolati sotto le macerie, malati e feriti privi di cure mediche salvavita e famiglie senza cibo e riparo, mentre si segnalano famiglie separate e numerose persone detenute. I ripetuti sforzi per consegnare rifornimenti umanitari essenziali per sopravvivere, come cibo, medicine e riparo, continuano a essere negati dalle autorità israeliane, con poche eccezioni, mettendo a rischio innumerevoli vite. Il rinvio della fase finale della campagna di vaccinazione contro la poliomielite nel nord di Gaza sta mettendo a rischio la vita di migliaia di bambini.Il Segretario generale avverte che la devastazione e la privazione diffuse derivanti dalle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza settentrionale, in particolare attorno a Jabalya, Beit Lahiya e Beit Hanoun, stanno rendendo le condizioni di vita insostenibili per la popolazione palestinese. Questo conflitto continua a essere condotto con scarso riguardo per i requisiti del diritto umanitario internazionale. Il Segretario generale sottolinea che le parti in conflitto devono rispettare e proteggere i civili, compresi gli operatori umanitari e i soccorritori, il cui lavoro fondamentale deve essere facilitato e protetto, non ostacolato e messo a repentaglio.In nome dell'umanità, il Segretario generale ribadisce i suoi appelli per un cessate il fuoco immediato, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e l'assunzione di responsabilità per i crimini commessi secondo il diritto internazionale".  

Ma dato che i responsabili e non le vittime di questo genocidio sono gli ebrei, allora la comunità internazionale che pretende di essere custode del diritto internazionale umanitario, in tal caso, non ha niente da eccepire.