Nell'ultimo CdM, il ministro dell'Economia Daniele Franco e il premier Draghi avevano proposto di far fronte al rincaro delle bollette con un contributo di solidarietà da ottenere escludendo i redditi sopra i 75mila euro dal taglio dell’Irpef.
Una misura che avrebbe fruttato alle casse dello Stato 250 milioni di euro da impiegare a contrasto dei rincari delle bollette, aggiungendoli ai 500 milioni già messi in campo.
La misura va anche sottolineato prevedeva un congelamento del taglio dell'Irpef, in base alla nuova riforma fiscale, per i redditi sopra i 75mila euro ma solo per un paio di anni: 2022 e 2023.
Apriti Cielo. Forza Italia, Lega e Italia Viva si sono strenuamente opposti a tale possibilità e la misura non è passata.
Il CdM ha sostituito quella possibile entrata aggiungendo ai 500 milioni già stanziati altri 300 milioni derivanti da non meglio identificati risparmi di spesa del bilancio dello Stato e fondi vari non del tutto utilizzati!
Soddisfazione di Forza Italia, con Maria Stella Gelmini, che in conferenza stampa commenta:"una soluzione che ha convinto tutta la maggioranza. Non ci sono state divisioni, ma una valutazione approfondita e una risposta nell’interesse di tutti, sia dei ceti più deboli, con un rafforzamento della riduzione delle bollette, sia con una considerazione proporzionale per quanto riguarda la riforma".
Che il partito di Berlusconi possa essere soddisfatto, ci può stare, considerando chi cerca di rappresentare. Meno comprensibile l'entusiasmo della Lega di Salvini che con una nota riassume così la decisione presa sul caro bollette:"Soddisfazione della Lega per altri 300 milioni che il governo ha deciso di recuperare da risparmi di spesa - senza toccare patrimoni, risparmi e lavoro - e che serviranno a calmierare gli aumenti delle bollette di luce e gas. In Parlamento la Lega chiederà di fare ancora di più, recuperando risorse dagli sprechi del reddito di cittadinanza".
Ma la Lega, non era il partito del popolo per eccellenza? Ma un partito del popolo non dovrebbe tutelare gli interessi del popolo a partire da coloro che hanno redditi più bassi? Evidentemente non è così: il populismo di Salvini parte da 75mila euro in su!
Ed ancora più sorprendente, fino a un certo punto, la scelta di Italia Viva di schierarsi con Forza Italia e Lega. Ma Italia Viva non è stata messa su da quel Renzi che, quando era segretario del Pd pretese e ottenne in barba alla componente Margherita in passato sempre contraria, di far iscrivere i dem al Parlamento europeo nel gruppo dei socialisti?
E il fu socialista adesso si oppone ad una misura che penalizzerebbe i redditi a partire da 75mila euro? Sì, è proprio così e non si accontenta di farlo, ma pretende pure di dimostrare la correttezza della decisione con questa dichiarazione del fido Marattin:"Una ristretta minoranza (meno di centomila persone) può sicuramente dirsi ricco, perché guadagna più di 200.000 euro lordi. Ma la maggior parte degli altri certamente no. Circa la metà di loro guadagna meno di 100.000 euro all’anno; stiamo parlando, netto in busta paga, di una cifra che balla intorno ai 3.000 euro al mese. Sono funzionari pubblici, quadri di aziende, professori universitari a metà carriera. E se, come molte famiglie, hanno un importante mutuo o affitto da pagare (o magari sono separati e hanno spese importanti da sostenere) spesso si tratta di persone che magari arrivano senza alcun tipo di problema a fine mese: ma chi li rappresenta come versioni nostrane di Jeff Bezos o Mark Zuckerberg non sa di cosa sta parlando".
Ma alla fine perché stupirsi? Il proprietario del partito in cui milita Marattin è proprio quel Renzi che si è inventato gli 80 euro definendoli una misura di giustizia sociale, salvo il fatto di non assegnarli sotto la soglia di 600 euro.