Il 20 giugno, Unhcr rilasciava questa dichiarazione sui migranti a bordo della Sea-Watch 3:

"Otto giorni dopo essere stati salvati dalla nave della ONG, Sea Watch 3, un gruppo di 43 persone, tra cui tre minori non accompagnati, rimangono bloccate in mare e hanno urgente bisogno di un porto sicuro.L'UNHCR, l'Agenzia per delle Nazioni Unite i rifugiati, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, sollecita gli Stati europei a richiamarsi ai principi di umanità e compassione e a consentire al gruppo di sbarcare. L'appello arriva dopo che dieci persone sono state evacuate a Lampedusa per ragioni mediche lo scorso fine settimana.«L'Europa ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione dell'architettura legale che sorregge il diritto internazionale in materia di asilo», ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale UNHCR per il Mediterraneo Centrale. «E' giunto il momento di invocare quella storia gloriosa di assistenza alle persone in fuga da guerre, violenza e persecuzione, e di permettere ai rifugiati soccorsi di scendere a terra in sicurezza».Il soccorso in mare è una tradizione secolare e un obbligo che non si esaurisce tirando le persone fuori dall'acqua. Un salvataggio può essere considerato completo una volta che i passeggeri hanno raggiunto la terraferma in un porto sicuro. Discussioni più ampie sugli Stati che dovranno accogliere il gruppo dovrebbero essere rimandate a dopo che sarà assicurata la sicurezza delle persone soccorse.L'UNHCR ribadisce che nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e che nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese.Sono necessari sforzi rinnovati per sviluppare un approccio regionale alla gestione del soccorso nel Mediterraneo e del successivo sbarco. L'UNHCR, insieme a OIM, ha proposto delle azioni concrete per dare maggior chiarezza e prevedibilità ai comandanti con a bordo delle persone soccorse in mare".

Naturalmente, non è seguito alcun intervento concreto da parte dell'Italia e dell'Europa, dopo quanto sopra riportato.

Per questo, è ritornata sull'argomento la portavoce di Unhcr, Carlotta Sami, che ha ricordato che «nel Mediterraneo, ieri 80 naufraghi sono stati salvati dalla Guardia Costiera e sbarcati a Lampedusa, mentre ve ne sono altri 120 di cui non si sa nulla. A costoro, si aggiungono gli oltre 40 presenti sulla Sea-Watch 3 che non hanno ancora messo piede a terra dopo 9 giorni. Il caos sulla pelle di esseri umani disperati».

Anche l'Unicef ha espresso la propria preoccupazione per i 3 minori non accompagnati a bordo della Sea-Watch 3, oltre che per gli altri 40 naufraghi: "Uniamo la nostra voce a quella di UNHCR nel chiedere all'Europa di indicare un porto sicuro per queste persone".


Per ultimo, da sottolineare quanto ha scritto il Manifesto qualche giorno fa che ci ha svelato che a metà maggio, da parte del comando generale delle Capitanerie di porto è stato negato al quotidiano che lo aveva richiesto l'accesso agli atti al documento con cui da parte dell'Italia sono state valutate le capacità operative dei libici nelle operazioni di salvataggio.

La richiesta, però, è stata respinta perché tale documentazione è classificata come segreto di Stato! Ma ogni giorno non ci viene detto che i libici sono in grado di effettuare operazioni in mare e che la Libia è un porto sicuro? Perché voler nascondere queste "verità"?

Inoltre, da ricordare anche che la Guardia Costiera dell'Italia dipende dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato dal 5 Stelle Danilo Toninelli, uno dei tanti che, quando erano all'opposizione, gridavano come degli ossessi "onestà" e, soprattutto, "trasparenza".