Può sorprendere, ma dai dizionari l'unica certezza sul termine 'post-fascista' è che non significa 'fascista', anzi è escluso che stia per 'totalitario'.
Del resto tante sono le parole ormai comprese all'incontrario, come "equità" che non è "uguaglianza", "inclusione" che non da diritto anche ad "integrazione", "orgoglio" che fino a pochi anni fa equivaleva a "pregiudizio", eccetera.
Di seguito sono raccolte le definizioni in varie lingue: bisognerà farsene una ragione, l'elettore post fascista è fedele alla Costituzione, moderato, tendenzialmente conservatore o tradizionalista.
Del resto, fino a pochi anni fa - dell'elettorato che si riferisce oggi a Giorgia Meloni - il 5% votava Destra e il 30% Democrazia (cristiana), il dato ritorna.
In inglese,
"il post-fascismo è un'etichetta che identifica partiti e movimenti politici che passano da un'ideologia politica fascista a una forma più moderata e principale di conservatorismo, abbandonando i tratti totalitari del fascismo e prendendo parte alla politica costituzionale."
(fonte Collins English Dictionary – Complete and Unabridged, 12th Edition 2014)
In francese,
"attualmente si preferisce questa terminologia a quella di nazional-populismo teorizzata da Nicolas Lebourg e Jean-Yves Camus".
(fonte: Identités culturelles, démocratie et mondialisation 2016)
In tedesco,
"il post-fascismo è una tendenza politica che è emersa dal fascismo storico vinto in Italia e trova le sue radici in questa eredità, ma senza voler rovesciare l'ordine democratico esistente."
(fonte: Populismus als Postfaschismus - Essay 2017)
In italiano
"con il termine post-fascismo si intende una fase politica in cui i partiti di matrice fascista compongono un processo di revisione ideologica che li porta a lasciare la prospettiva totalitaria per aprire un dialogo con le forze della destra tendenzialmente moderata o conservatrice tradizionale."
(fonte Laletteraturaenoi,it 2023)