"Il comando tedesco, per rappresaglia contro un attentato partigiano subito in via Rasella (che provocò la morte di 33 soldati), ordinò la fucilazione di 10 italiani per ogni tedesco ucciso.

Il 24 marzo 1944 i tedeschi, guidati da H. Kappler, ufficiale delle SS, comandante della polizia tedesca a Roma, trasportarono alle fosse ardeatine – una cava di tufo situata tra le catacombe di Domitilla e di san Callisto sulla via Ardeatina – 335 fra detenuti politici (civili e militari), ebrei o semplici sospetti (scelti assieme al questore fascista Pietro Caruso) e li trucidarono.

Il massacro avvenne a 23 ore dall'attentato e fu reso noto solo a esecuzione avvenuta. Qualche giorno dopo il massacro, che riguardò un numero di vittime maggiore rispetto a quello che l'ordine originario aveva prescritto, fecero saltare con la dinamite le volte della galleria per ostruire l'accesso alla cava" (da Treccani).

Il 24 marzo ricorreva il 75° anniversario della strage nazi-fascista, e l'appuntamento è passato via nel quasi più totale silenzio delle istituzioni e, di conseguenza, dei media che in Italia, a quanto pare, collegano la realtà in funzione di ciò che detta l'agenda della politica.

Per gli estremisti di destra che adesso guidano il Paese, evidentemente, l'eccidio delle Fosse Ardeatine non è considerato un evento utile alla loro propaganda e, pertanto, andava ignorato. Quindi, nessuna commemorazione per le vittime da parte del Governo.

Stupisce che pure il Quirinale abbia "bucato" l'appuntamento, anche con una "semplice" nota.


A parlarne, tra le più alte cariche dello Stato, solo il presidente della Camera Roberto Fico, con queste parole: «Custodire memoria, trasmettere ai giovani il senso di quanto avvenuto rappresenta un doveroso omaggio a quanti hanno sacrificato la propria vita per la libertà e la democrazia di cui oggi beneficiamo. Ma rappresenta anche un monito nei confronti di coloro che non comprendono come l'errore più grande sia quello di considerare quanto accaduto settantacinque anni fa come una pagina dolorosa che riguardi soltanto il passato.

Ci si appropria del senso del presente solo attraverso la coscienza della propria storia. Quanto avvenne alle Fosse Ardeatine non fu soltanto conseguenza della guerra, ma fu, soprattutto, il frutto avvelenato dell'odio razziale e della negazione dell'altro.

È accaduto, può accadere di nuovo? Si chiedeva Primo Levi. Domandiamocelo anche noi per contribuire a definire i punti fermi ideali e comportamentali della comunità umana che deve saper reagire con fermezza ad ogni segnale di intolleranza e di discriminazione, coltivando sempre e ad ogni costo le ragioni della solidarietà, della giustizia e della democrazia.»


Fico, nel suo intervento, ha ribadito la necessità di «punti fermi ideali e comportamentali» da parte «della comunità umana che deve saper reagire con fermezza ad ogni segnale di intolleranza e di discriminazione, coltivando sempre e ad ogni costo le ragioni della solidarietà, della giustizia e della democrazia».

Un ottimo promemoria, non c'è che dire. Ottimo, anche per aiutarci a comprendere nel modo più chiaro possibile perché il 24 marzo nessun rappresentante del Governo del cambiamento si è sentito in dovere di ricordare che 75 anni fa nazisti e fascisti trucidarono 335 persone alla fosse ardeatine.