«Purtroppo ieri durante i servizi di ordine pubblico a Firenze e a Pisa i nostri operatori hanno posto in essere delle iniziative che dovranno essere analizzate singolarmente e verificate con severità e trasparenza. Quando le manifestazioni non sono preavvisate o non vengono condivise con la questura, possono verificarsi dei momenti di criticità. Però questi momenti di criticità non possono essere una giustificazione».

Così il capo della polizia Vittorio Pisani, uno dei tanti che hanno assunto un incarico di responsabilità a seguito dello spoils system imposto dalla premier (post) fascista Giorgia Meloni, ha commentato al principale organo di propaganda governativo - il Tg1 - le manganellate agli studenti (in gran parte minorenni) dello scorso venerdì. Pisani ha poi tenuto a precisare che le ormai inevitabili e sistematiche bastonature inflitte dalle forze dell'ordine a chiunque manifesti contro la linea del governo (contadini esclusi) non hanno nulla di politico:

«Va precisato e va chiarito che le iniziative e le decisioni che vengono adottate in sede locale durante i servizi di ordine pubblico non sono determinate né da scelte politiche né da direttive politiche. La polizia di Stato è la polizia di uno Stato democratico e noi abbiamo il dovere di garantire anzitutto la manifestazione del dissenso ma questa manifestazione deve avvenire pacificamente, isolando i violenti, e rispettando anche le prescrizioni delle autorità».Indubbiamente il conflitto israelo-palestinese ha inciso nella gestione dell'ordine pubblico in termini di intensità per l'impiego del personale delle forze di polizia. Va rappresentato che in molti Paesi europei non tutte le manifestazioni vengono autorizzate, in Italia nessuna manifestazione è stata mai vietata, anche quelle più radicali ed estreme. Le motivazioni ideologiche o politiche dei manifestanti vengono sempre affrontate dalla polizia di Stato con la massima neutralità , perché l'obiettivo ultimo della gestione dell'ordine pubblico è comunque quello di raggiungere il consenso unanime della collettività e di tutte le forze politiche».

Il capo della polizia è stato costretto a rilasciare tale dichiarazione solo dopo l'umiliazione inflitta da Mattarella al suo referente, il ministro dell'Interno Piantedosi, ritenuto responsabile di aver creato un clima quasi da ventennio. Questa la dichiarazione diffusa dal Quirinale:

"Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell'Interno, trovandone condivisione, che l'autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento".

Ma è vero che la politica non c'entra in quanto accaduto "anche" venerdì? Non è così, secondo il segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, Pietro Colapietro

"Gli scontri avvenuti a Pisa, così come quelli occorsi in altre città italiane recentemente, impongono una riflessione seria per chi come me, poliziotto e sindacalista democratico, crede fermamente nel ruolo esercitato dalle lavoratrici e dai lavoratori in divisa a tutela dei principi di democrazia e legalità, costituzionalmente garantiti. Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante e difensore della nostra Carta, non lasciano spazio a interpretazioni e chiamano in causa la politica. Da questo punto di vista, condivido e sposo l'iniziativa del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha chiesto un incontro al ministro Piantedosi, esprimendo disapprovazione e preoccupazione democratica dopo ciò che è avvenuto. Sono i sentimenti che ho provato e provo anche io nel vedere e rivedere quelle immagini, perché non si può pensare di risolvere il problema mettendo in croce solo e soltanto gli operatori di polizia che, come denunciamo da tempo, sono pochi, con un'età media alta, costretti a molte ore di lavoro senza neppure avere gli straordinari pagati e senza avere quelle necessarie attenzioni in termini di formazione, organizzazione del lavoro e benessere del personale. Ci sono delle precise responsabilità politiche quando si parla di ordine pubblico, perché gli input arrivano dalla politica e poi la polizia e le forze dell'ordine devono metterli tecnicamente in pratica. Un connubio non sempre semplice e quasi sempre complesso. Essere dalla parte dei colleghi significa non esasperare le tendenze corporative, ma lavorare per superare gli errori fatti e operare sempre al meglio. La politica non deve esacerbare gli animi ma favorire il dialogo e il confronto evitando scelte securitarie, le quali rischiano di portare a situazioni come quella accaduta a Pisa".  (Adnkronos - Roma, 24 feb.)

È inutile aggiungere altro.