Nelle 83 pagine presentate venerdì all'Aia, la Corte Internazionale di Giustizia, a maggioranza, ha definito illegale quanto fatto da Israele nei Territori Occupati dal 1967 ad oggi.

Il presidente della Corte internazionale di giustizia, Nawaf Salam, leggendo il testo della risoluzione ha affermato che tutte le argomentazioni presentate da 52 stati e organizzazioni internazionali durante le udienze erano giustificate.

Il presidente Salam ha elencato i crimini di Israele uno per uno, compreso lo sfollamento, lo sfruttamento e le politiche coloniali su cui è stato particolarmente critico, facendo presente che tutte queste politiche violano le leggi internazionali, tra cui la Convenzione di Ginevra e la Carta delle Nazioni Unite, aggiungendo che le argomentazioni addotte da Israele per giustificare le sue politiche, scopi militari e sicurezza, sono del tutto prive di fondamento.

Quella di Israele è un' "occupazione permanente", che è fondamentalmente la stessa cosa di una annessione.

Il giudice ha affermato che Israele ha creato una situazione indefinita e irreversibile per il popolo palestinese.

Anche questo parere della CIG è un parere consultivo, non è vincolante, ma avrà comunque delle implicazioni, mettendo con le spalle al muro tutte le nazioni in qualità di membri della Carte delle Nazioni Unite. Questa è fondamentalmente una questione per tutti i paesi che hanno una relazione con Israele.

Poteva la CIG deliberare altrimenti? 

In pratica ha ufficializzato quello che già sapevamo e, soprattutto, quello che già sapevano gli Stati occidentali, "amici" di Israele.

In risposta alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato:

"Il popolo ebraico non è occupante nella propria terra, né nella nostra capitale eterna Gerusalemme, né nella terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria.Nessuna decisione sbagliata all'Aja distorcerà questa verità storica, così come non può essere contestata la legalità dell'insediamento israeliano in tutti i territori della nostra patria".

Le parole incommentabili di Netanyahu, se mai ce ne fosse stato bisogno, confermano la validità di quanto dichiarato dalla CIG.