È il 1994; si è in piena guerra tra clan rivali: da una parte c'è il gruppo di De Falco e dall'altra quello di Sandokan e Bidognetti. Una lotta continua volta a stabilire la detenzione del potere sul territorio; una ferocia inaudita che comporta un aberrante spargimento di sangue.
In quello stesso anno il 19 marzo, dopo aver festeggiato in compagnia di alcuni suoi amici, alle 7.30 del mattino don Peppe Diana si prepara per celebrare la santa Messa. Appena fuori la sagrestia un giovane gli si presenta davanti, con un atteggiamento freddo, tipico dei killer assetati di vendetta, con in mano una pistola. Gli spara diversi colpi al volto, al collo e alla mano lasciandolo morto a terra.
E spesso, come succede quando viene ucciso qualcuno che si batte contro la dittatura armata delle mafie, specie nelle zone della Calabria, della Sicilia e della Campania, sia esso un uomo di Stato o un cittadino perbene, inizia immancabilmente la campagna diffamatoria contro di lui, volta a sminuire quanto di giusto sia stato fatto nell'essersi opposti al malaffare dei mafiosi.
Ma si sa, chi pubblica certe menzogne diviene esso stesso, in un modo o nell'altro, uno strumento illecito del malaffare dei criminali.
Don Peppe è stato ammazzato perché aveva coraggio, perché con le sue iniziative anticamorra, alle quali partecipavano tante persone, non solo dava fastidio ai signorotti del paese, ma rendeva anche difficile l'azione criminale del traffico illecito dei rifiuti.
Da alcune indagini infatti è emerso che don Peppe sia stato ucciso per scelta preventiva, ovvero che la camorra lo abbia scelto come obiettivo strategico (da immolare) per avere la possibilità di continuare ad esercitare l' azione criminosa. L'uccisione del prete infatti avrebbe distolto l'attenzione dello Stato da alcune indagini sull'evoluzione e sullo sviluppo dell'infiltrazione camorrista nell' economia locale dei casalesi e l'avrebbe diverta su altri fronti.
Don Peppino è un martire della legalità ed è amato da tutti; con il suo esempio ha saputo imprimere nel cuore di tante persone il coraggio e la forza del riscatto dalle pressioni malavitose dei mafiosi che ancora persistono nei territori del casertano.