La nomina di un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti è compito del presidente in carica. Ma la nomina diventa effettiva solo se confermata dal Senato. 

Prima del 2017, l'approvazione del Senato richiedeva il voto favorevole di almeno 60 senatori nel caso in cui anche un solo senatore avesse espresso delle perplessità sulla candidatura. L'attuale leader della maggioranza repubblicana, Mitch McConnell, ha cambiato le regole nel 2017 e adesso, affinché un giudice della Corte Suprema sia confermato nell'incarico, sono sufficienti i voti di 51 senatori, la maggioranza dell'aula.

In questo momento i repubblicani al Senato occupano il maggior numero di seggi (53), mentre la minoranza è rappresentata da 45 democratici e 2 indipendenti.

Donald Trump ha dichiarato di voler sostituire il giudice Ruth Bader Ginsburg, deceduta lo scorso venerdì, con un altro giudice (donna) prima delle elezioni presidenziali. Nel 2016 i repubblicani al Senato guidati dallo stesso McConnell avevano impedito a Obama di nominare un nuovo giudice della Corte Suprema, dopo la morte di Scalia avvenuta a febbraio, perché a novembre si sarebbero svolte le elezioni e a fare la nomina avrebbe dovuto essere il un nuovo presidente. Adesso, a sei settimane dal voto, Mc Connell sostiene esattamente il contrario. 

Joe Biden, in un discorso tenuto domenica sera a Filadelfia, ha sostenuto che quello che sta accadendo è un abuso di potere da parte di Trump e si è appellato alla coscienza dei senatori per evitarlo. 

Un appello che non ha riguardato le senatrici repubblicane Susan Collins, che già sabato aveva dichiarato che non avrebbe votato la nomina di un nuovo giudice prima delle elezioni presidenziali del 3 novembre, e Lisa Murkowski, che è stata ancora più chiara della collega: "Non ho sostenuto la presentazione di una candidatura otto mesi prima delle elezioni del 2016 per ricoprire il posto vacante creato dalla scomparsa del giudice Scalia. Adesso che la scadenza alle elezioni del 2020 è ancora più vicina - mancano meno di due mesi al voto - ritengo che debba essere applicato lo stesso criterio usato in precedenza".

Con le dichiarazioni di Collins e Murkowski, i repubblicani hanno adesso 51 voti... ma ci sono altri senatori che potrebbero seguire la stessa strada, a partire da Mitt Romney dello Utah, che ha dichiarato che alle presidenziali non avrebbe votato per Trump. Inoltre, a novembre, gli elettori di alcuni Stati saranno chiamati anche a rinnovare circa un terzo dei seggi al Senato e tra i repubblicani che dovranno affrontare il giudizio del voto - in molti casi manca la certezza di una riconferma - è probabile che non tutti siano disposti a sostenere in campagna elettorale l'urgenza della nomina di un nuovo giudice della Corte Suprema. Dopo quanto accaduto con Obama, verrebbero facilmente presi in fallo dai loro avversari.

La strada per Trump si fa più complicata del previsto.