“L’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid”. Così il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, ha commentato i dati dell’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità sullo stato di salute della popolazione che vive in quel territorio, tra le province di Napoli e Caserta, noto come “Terra dei fuochi”.

Un’ampia area che comprende 38 comuni, caratterizzata dalla presenza di discariche abusive. Sono stati rilevati 2.767 siti di smaltimento illegale dei rifiuti in 426 km quadrati. I Comuni sono stati classificati in quattro fasce di rischio.

Dall’indagine è emersa una maggiore incidenza di tumore alla mammella, un tasso di ospedalizzazione per asma significativamente più elevato, un aumento delle leucemie infantili e una maggiore prevalenza delle malformazioni dell’apparato urinario. “Questa indagine – ha detto Silvio Brusaferro presidente dell’ISS – conferma la necessità di sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica nelle province di Napoli e Caserta in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica a partire da azioni di bonifica ambientale”.

Abbiamo chiesto un commento a Vincenzo Petrosino, chirurgo oncologico della ASL di Salerno, che, in collaborazione con l’Università di Napoli, ha pubblicato i seguenti studi sulla presenza di inquinanti ambientali in pazienti oncologici e in malati di patologie tiroidee:


Dottor Petrosino, che relazione c’è tra il rapporto presentato dall’Istituto Superiore di Sanità e i vostri studi? In realtà, il rapporto dell’ISS è una conferma di quanto emerso in due nostri studi comparsi anni fa su riviste internazionali e citate da altri autori nel mondo. Avevamo già nel 2014 analizzato il sangue e i capelli di volontari che vivevano in quelle zone e presentato la prima parte del lavoro al congresso della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale del 2016  (vedi presentazione).

Numerosi negli anni sono stati gli articoli forse troppo a lungo ignorati. La relazione tra inquinanti ambientali e patologie oncologiche era già presente in nostre ricerche inviate all’Istituto Superiore di Sanità, della Regione Campania e della Commissione Europea. Avevamo segnalato insieme ad un altro gruppo di ricerca in Europa che alcune patologie quali il cancro alla mammella erano da mettere in relazione ad alcune sostanze che avevamo ritrovato nei volontari Campani.

Sembra dunque che questo allarme sanitario arrivi con molto ritardo, anche rispetto alle pubblicazioni scientifiche su questo tema.Per quanto riguarda i lavori di ricerca che ho ideato e diretto, i risultati sono stati comunicati sia a livello regionale (Azienda Ospedaliera Santobono di Napoli) sia al ministero della Salute. Tuttavia questi dati per anni sono stati pressoché ignorati in Italia anche se citati da altri ricercatori nel mondo.Credo che si sia perso troppo tempo.Alcuni media parlano di “dati shock” a proposito del Rapporto sulla Terra dei Fuochi, ma io credo che siano solo una tarda conferma di ciò che la scienza nel mondo e le nostre ricerche in Campania avevano già ampiamente pubblicato in studi “pilota”. Credo che i responsabili politici non debbano aspettare il lavoro della magistratura per rendersi conto del nesso tra smaltimento illegale dei rifiuti e pericoli per la salute della popolazione che vive in quei territori.

di Pierpaolo Benini
(medicoepaziente.it/2021/terra-dei-fuochi-il-rapporto-delliss-certifica-i-rischi-per-la-salute)