Il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto ha lanciato un segnale di allarme sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il documento che definisce le strategie e le opere da finanziare con i fondi europei del Next Generation EU. In un'intervista, Fitto ha ammesso che ci sono dei ritardi nella spesa e nella realizzazione degli obiettivi previsti dal Pnrr, e che quindi è necessario un "cambio di priorità" e una "rimodulazione" dei progetti.

Fitto ha sottolineato che il Pnrr non può essere considerato un "dogma", ma un piano flessibile e adattabile alle esigenze del Paese, soprattutto dopo la pandemia e la crisi economica e sociale che ne è seguita. Il ministro ha ricordato che il regolamento europeo prevede la possibilità di modificare il Pnrr in casi straordinari, e che quindi non c'è nulla di male a rivedere alcune scelte fatte in precedenza.

Tra le criticità evidenziate da Fitto ci sono l'aumento dei costi delle materie prime, che rende più difficile finanziare tutte le opere pubbliche previste dal Pnrr, e la capacità di spesa del paese, che rischia di non riuscire a utilizzare tutte le risorse entro il termine del 2026. Fitto ha proposto quindi di armonizzare il Pnrr con i fondi del Piano di coesione, che sono stati spesi solo in parte negli anni passati, e di allungare le scadenze per rendere più realistici gli obiettivi.

Fitto ha anche ribadito la necessità di una gestione più efficiente e trasparente del Pnrr, con un confronto continuo e serrato con la Commissione europea, che deve approvare le rate e i rendiconti del piano. Il ministro ha annunciato che a breve sarà pronta la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, che dovrà chiarire i progressi fatti e le eventuali difficoltà incontrate.

Il Pnrr è un'opportunità unica per il rilancio dell'Italia, ma anche una sfida impegnativa che richiede responsabilità e coraggio. Fitto si è detto fiducioso nella capacità del governo e del paese di sfruttare al meglio i fondi europei, ma anche consapevole della necessità di adeguare il piano alle mutate circostanze e alle reali esigenze del territorio.

Nella sostanza, l'ottimo ministro Fitto ha ereditato un compito che va ben oltre le sue capacità e la cui applicazione - per alcune decisioni da prendere - cozza con gli interessi, politici e personali, di alcuni ministri di questo governo.

Lo dimostrano i 19 miliardi  della terza rata, ormai scaduta, la cui riscossione è ormai in alto mare.

"La Commissione europea - riporta LaPresse - è ancora al lavoro sulla valutazione della terza rata del Pnrr italiano e attende che le modifiche rispettino l’ambizione del piano. Nessun pagamento a ore, dunque, come si diceva da Roma, anche se l’Esecutivo comunitario parla di “scambi costruttivi in corso con le autorità italiane” e non sembra preoccuparsi della proroga de facto del periodo di valutazione dopo il 30 aprile perché “non è insolito” impiegare del tempo aggiuntivo. Bruxelles non commenta l’ipotesi di “smantellare” e “cambiare profondamente” il Pnrr italiano, riportata in un’intervista al ministro gli Affari Europei Raffaele Fitto, ma osserva: nella modifica dei piani di ripresa e resilienza “è importante sottolineare sempre che desideriamo che l’ambizione della riforma e il piano generale rimangano quanto più efficaci possibile”. E si aspetta “misure aggiuntive che supportino davvero la transizione verde”. È il famoso capitolo del RePower che può essere presentato fino a fine agosto ma la Commissione aveva consigliato di presentare ad aprile e che si attende dall’Italia nelle prossime settimane, a detta del commissario Gentiloni. ...Sul Pnrr, ha tuonato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “quello che è stato fatto in questo paese, lo conoscono tutti. Quando furono chiesti il massimo delle risorse a debito senza alcun progetto, e furono presentati i progetti, in pochi giorni, uno accatastato all’altro. Alcuni li conoscete, sono già stati bocciati – pensiamo agli stadi -. Non facciamo gli stessi errori che hanno fatto i governi precedenti”. “Noi andremo al confronto, preparati, consapevoli e responsabili perché questo non è la sfida del governo Meloni, questa è la sfida dell’Italia e in qualche misura dell’Europa”, ha concluso Urso.

Secondo Repubblica, le intenzioni di Fitto e del governo sarebbero quelle di voler rinunciare alla quota dei prestiti previsti dal NextGenerationEu, circa 120 miliardi, per puntare esclusivamente ad ottenere i finanziamenti a fondo perduto... al di là che l'Ue e soprattutto gli altri 26 Paesi membri lo consentano.

Fra dichiarazioni e smentite del ministro responsabile e degli altri membri della maggioranza, le opposizioni, PD in testa,  chiedono che alla Camera e al Senato si voti un atto di indirizzo che faccia chiarezza sulle scelte che il governo intende fare.

Ma non bisogna neppure dimenticare l'aspetto più divertente della vicenda rappresentato dalle dichiarazioni dei parlamentari di Italia Viva che, dopo aver esultato in tutti i modi possibili e immaginabili sul fatto che Draghi avesse completamente rivisto il piano del Pnrr presentato da Conte, GRAZIE A LORO che avevano fatto cadere il governo Conte 2, ADESSO dicono che quel piano non poteva e non può essere realizzato perché i tempi sono troppo stretti.  Inutile aggiungere che anche in questo caso è colpa di Conte.