In diversi chiedono come difendersi dalle ingiustizie e disuguaglianze sociali, e che forse è meglio aspettare (non si sa bene cosa). Il mio consiglio è di chiederlo ai propri vecchi, quelli ormai rari che hanno patito qualche guerra in diretta e non attraverso tv e social. O i più freschi di memoria e ancora arzilli ex sessantottini e attivisti seri, previo scarto dei rapaci del 18 politico.

I nostri grandi vecchi (i grandi davvero, però, eh?!) sono memoria lucida di strumenti eccellenti per esercitare la democrazia e, quando occorre, protestare per tutelare i propri diritti con efficacia garantita. Vi metteranno anche in guardia dalle derive estremiste e violente come quelle terribili degli “anni di piombo”. Poi ci sono sempre i libri.

Vi diranno anche che il mondo è notevolmente migliorato. Oggi, nonostante tutto quello che si guarda e si legge, e nonostante i supervalutati odiatori social, il mondo è molto più buono e tollerante. L’infodemia tossica e distrattiva cerca di far credere il contrario per rallentare questa naturale propensione umana a coltivare il bene in luogo del male. Perché, come capite facilmente, alcuni potenti non si sono ancora convinti che converrebbe anche a loro cambiare registro.

Io posso dire ben poco, ma ci proverò lo stesso. Prima però devo fare un’altra premessa che in parte rafforza quanto sopra.

Esistono diversi modi per protestare, rivendicare diritti, sensibilizzare la politica e il governo, e devono essere sempre modi pacifici e civili. Una condizione positiva che possiamo trarre dal termine “democrazia” è proprio il fatto di poter pensare e realizzare ogni protesta in maniera serena, e non per questo infruttuosa o poco incisiva.

I limiti all’efficacia sono noti a tutti: mancanza di volontà e incapacità ad organizzarsi. Quindi sarebbe inutile che qualcuno parli di mezzi se già prima non si è disposti a lottare contro queste due drammatiche carenze “spirituali”, che affliggono coloro che si lamentano al bar: oggi come ieri. Serve leadership (oggi come ieri)! Superati questi scogli, si può subito passare alla gioia che suscita la possibilità di poter vantare mezzi di protesta civile. E se non si afferra bene quanto sia davvero magnifico, allora quella eventuale volontà all’agire scemerà molto presto.

Osserviamo quanto siano limitati, e di breve corso storico, i posti di questo “globo terracqueo” (cit.) dove tale esercizio civile e pacifico è stato finalmente reso possibile. Viceversa in quanti altri luoghi viene minacciato e compresso violando diritti fondamentali che costringono conflitti molto severi e violenti. Tra l’altro, sapete bene che Gandhi, Martin Luther King, il Dalai Lama, e tanti altri, hanno condannato l’uso della forza perfino quando ogni altro mezzo di protesta rimaneva precluso. E ha avuto parecchio senso, visti i risultati.

Conclusa quest’altra premessa andiamo subito a occuparci delle questioni che potrebbero richiamare il diritto alla protesta.

In genere le ingiustizie si avvertono d’istinto, e ciò conferma quel che spesso diciamo sull’etica già codificata nei nostri geni. Le situazioni che creano maggior disagio sono peraltro note e dibattute: sanità pubblica poco efficiente, scuola vecchia e inadeguata, sfruttamento lavorativo, speculazione sui prezzi, ritmi sociali tossici, giovani trascurati, sostegni e sussidi non riconosciuti, tassazione iniqua e complessa, e cose simili. Tutti connessi alla carenza di equità sociale.

Quando il rimedio principe del suffragio universale fallisce, allora in effetti è il caso di protestare con assoluta fermezza, “costringendo” civilmente i “lor signori” ad ascoltare le istanze dei cittadini per ogni singola questione che attiene l’esistenza di questi ultimi. E se chiedete come, penso di aver già indicato il miglior percorso all’inizio, mentre qui possiamo aggiungere solo alcune riflessioni attorno a due dei maggiori strumenti che sicuramente conoscete già bene: il ricorso alla Giustizia e l’uso intelligente della comunicazione tramite internet e le piazze. Strumenti che ho personalmente usato svariate volte.

Affronteremo entrambi nella seconda e terza parte di questo articolo. Alla fine faremo anche breve cenno alla “disobbedienza civile” per come la intendeva Thoreau.

continua...



📸 base foto: Niek Verlaan da Pixabay