Tra le tantissime opere giunte da ogni parte d’Italia al Concorso storico-letterario Città di Teano Carlo Lauberg e il Risorgimento – prima edizione, è stato premiato il volume di Gaetano Iannotta dal titolo: “Discorso sul Risorgimento italiano” pubblicato per i tipi di De Frede Editore in Napoli.
La motivazione della giuria che ha fatto salire sul podio Iannotta è stata la seguente:
«Aderente al tema, molto scorrevole nella lettura, non trascura considerazioni di critica storica; chiaro per presentazione e precisa, pur se contenuta, esposizione dei valori del Risorgimento in generale».
Si tratta di un’opera che vuol essere – come scritto nella prefazione di Aldo Cervo- «un ampio e dettagliato resoconto critico delle lotte risorgimentali italiane ed europee (da intendersi anche in termini di scontri, confronti programmatici e di metodo), la cui parte iniziale indaga sulla genesi storica, politica e filosofica del fenomeno “Risorgimento”, e solleva dubbi – per quel che riguarda l’Italia – sulla credibilità “di una presunta unità che in realtà non esisteva”, definita poco più avanti “…un’utopia o meglio un vagheggiamento poetico”».
È una visione senz’altro alternativa rispetto a quelle della storiografia risorgimentale. Sia una parte ristretta del mondo accademico, che diversi studiosi indipendenti, tra cui numerosi saggisti, oggi cercano di mettere in discussione gli assunti della storiografia risorgimentale riesaminando tale periodo secondo molteplici approcci interpretativi. Iannotta si pone come esponente di quella letteratura critica nei confronti della storiografia più diffusa, la quale è sempre più oggetto di contestazioni numerose. Il Risorgimento nei confronti del Mezzogiorno fu soprattutto una sanguinosa guerra di conquista di carattere coloniale, a tratti ferocissima anche contro la popolazione inerme.
E il “brigantaggio” fu resistenza contro gli invasori e va ricordato che, dopo il primo sbandamento, le forze borboniche riuscirono a riorganizzarsi, arrivando a produrre una considerevole forza armata. I borbonici allestirono in breve tempo tre divisioni di fanteria e una di cavalleria, per un totase complessivamente di circa 50.000 uomini e poi nell’inverno 1860-61 iniziò il grande “brigantaggio”. È impressionante il numero di quasi 120.000 soldati impegnati dal governo liberale sardo-piemontese nell’opera di repressione nel Mezzogiorno, ma questo testimonia come la guerriglia anti-piemontese in quegli anni sia stato un fenomeno di massa, che andava ben al di là dei “briganti alla macchia”.
Il volume di Gaetano Iannotta è un testo che va letto e diffuso perché costituisce un valido strumento per arricchire la propria conoscenza del Risorgimento.