di Vincenzo Petrosino Oncologo Chirurgo - Salerno.

Partendo dal presupposto che in genere nei miei 41 anni di laurea e professione medica non ho mai, dico mai,  ricevuto da un qualche ministro  delle risposte ai problemi della sanità spicciola.

Da  De Lorenzo a Rosy Bindi, da Veronesi a Speranza, quello che ho sempre toccato con mano è  spesso la non conoscenza reale dei problemi "di base" della sanità.

Ho sempre avuto la sensazione che se anche alla Salute ci fosse stato uno scienziato, pure  "barone" universitario e figlio di baroni, non avrebbe potuto conoscere né i sacrifici degli studenti, né quelli degli specializzandi e dei borsisti e, quasi sempre, sarebbe stato mal consigliato sui problemi periferici. L'utenza spesso, e parlo di quella di quella che fa le file e litiga con il responsabile dello sportello prenotazioni, quella che deve richiedere una visita a domicilio per un paziente fragile o un'assistenza, non mi sembra molto rappresentata.

Oggi si va verso il cambio della sanità periferica , territoriale, in un momento di grossa crisi e anche di carenza di medici. Cosa dovrà fare il nuovo ministro della Salute? Innanzitutto circondarsi di colleghi tecnici di molte discipline, poi dimenticare di essere un universitario o un figlio di barone o un semplice commercialista o ragioniere, e entrare nelle realtà periferiche, nelle Asl nei laboratori, a sorpresa senza preavviso. Parlare con la gente, con gli ammalati e capire cosa non funziona.

Spesso le realtà raccontate dai dirigenti Asl sono ben diverse. Spesso con statistiche fredde che non riflettono le carenze e le gravi problematiche. Ogni dirigente dovrebbe senza alcun timore mettere nero su bianco, poter dire : non ho mezzi, non ho infermieri, non ho auto, non ho soldi. Gestire con parsimonia gli straordinari e dare spazio, molto spazio alle varie e complesse realtà sanitarie del territorio. Spesso, invece, osserviamo in tutta Italia lotte tra colleghi, tra dirigenti e medici... Bisogna essere pratici, veloci, e non smetterò mai di raccontarlo in questi pochi mesi che mi separano dalla pensione: "Umanizzare la medicina".

Il Malato non è e non sarà e non dovrà mai essere un numero. Inoltre, bisogna andare diritti e decisi verso un'assistenza domiciliare vera per gli ammalati fragili, ridurre le presenze e le richieste di ricoveri ospedalieri, creare finalmente e davvero "un piccolo ospedale che si muove e va a casa del paziente". Per piccolo ospedale intendo ovviamente un insieme di forze, più specialisti disponibili e con possibilità di esami strumentali e cliniche da poter eseguire in casa dell'ammalato.

Il Malato deve mantenere sempre la sua dignità di uomo, spesso è un nonno che ha dato da mangiare a tutti noi, bisogna dare e sostenere a casa ogni residua capacità di vita. Magari alla sanità andrà Maga Magò o mago Merlino, ma chiunque vada non dovrà essere fuori dalla realtà.

In attesa dell'esito delle elezioni abbiamo provato a immaginare, sulla base delle prime indiscrezioni circolanti da prendere ovviamente con le molle,  chi potrebbe essere il futuro ministro della Salute secondo i desiderata delle diverse forze politiche.

Fermo restando che solo dopo il voto la lista dei papabili verrà ovviamente scremata, proviamo a vedere quali sono i nomi che bollono in pentola tra i vari schieramenti.

Partiamo dalla coalizione di centrodestra che gli ultimi sondaggi pubblici (dal 10 settembre non si possono pubblicare) davano in vantaggio. Uno dei primi nomi emersi è quello della vicepresidente e assessora alla Sanità della Lombardia, Letizia Moratti. Per esperienza e profilo istituzionale poteva essere la candidata ideale, ma lei ha ufficialmente dichiarato di non essere disponibile e di puntare alla presidenza della Regione dove si andrà a votare nel 2023.

Tra i nomi circolati c'è poi anche quello di Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, che vorrebbe occupare una casella nel nuovo Governo e tra queste si vocifera tra Scuola e Salute. In quota Lega, si è fatto il nome dell'assessore alla sanità dell'Umbria (e già sottosegretario nel Conte I) Luca Coletto così come quello del presidente Aifa, Giorgio Palù, dato però anche tra papabili per la direzione generale dell'Agenzia.

Per quanto riguarda Fratelli d'Italia sulla sanità il riferimento è il deputato Marcello Gemmato anche se tra i più papabili ci sarebbero due tecnici di area come l'infettivologo Matteo Bassetti e il presidente della Croce Rossa Francesco Rocca.

Seppur parecchio distante nei sondaggi, nel centrosinistra, qualora dovesse arrivare la vittoria, sembra difficile pensare a un Governo senza la riconferma di Roberto Speranza.

Se dovesse andare al Governo il terzo polo (Azione-Italia Viva) il favorito numero uno sarebbe invece l'ex presidente dell'Iss, Walter Ricciardi.


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