Il medico non può considerare un paziente solo un numero, il paziente va accolto, va ascoltato, spesso confortato.

Molti medici comprendono  cosa significa essere “in cura” quando si ritrovano a vivere la condizione di malato.

Per conoscerla non serve andare lontano… è sufficiente recarsi presso la propria Asl, negli ambulatori o negli uffici dove si effettuano le prenotazioni, parlare con le persone e ascoltare le loro storie, non sempre piacevoli.

I medici hanno il dovere di ascoltare i pazienti, l'ascolto è manifestazione d'amore per il malato, è essenziale per la medicina del futuro.

Fu questo  il messaggio di Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, quando intervenne  al Quirinale per la cerimonia per la Giornata nazionale per la ricerca sul cancro, promossa dall'Airc  (Associaziona italiana per la ricerca sul cancro).

"Noi medici siamo al servizio dei nostri pazienti, è nostro dovere ascoltarli per curarli nel modo migliore".

Per Veronesi, la medicina del futuro deve tornare in qualche modo al vecchio pensiero di Platone: 

"Bisogna curare l'anima, il pensiero, il cervello. E' anche qui che la malattia viene elaborata e rimane a lungo, non basta togliere il tumore dall'organo colpito, altrimenti la guarigione non è completamente realizzata, perché la guarigione non è solo fisica".

Perfettamente in linea con ciò che disse  Umberto Veronesi, credo che ogni ammalato abbia bisogno di essere seguito dal proprio medico che deve dedicargli il tempo necessario per un sorriso, una carezza o una pacca sulla spalla... semplici gesti che possono essere però sufficienti, ed in alcuni casi determinanti, per migliorare la condizione psicologica di un paziente e anche di quella dei suoi familiari.

Sono dell’idea che bisogna umanizzare anche i servizi collegati alla medicina: chi è negli ambulatori, nelle sale di attesa, dietro gli sportelli , dovrebbe essere “preparato all'umanizzazione, fare dei corsi al riguardo.

Spesso, ne ho esperienza diretta e indiretta tramite ciò che mi è stato raccontato, chi siede dietro una scrivania in un ufficio, in un ambulatorio o altro non sempre tratta i pazienti in modo corretto, come sarebbe dovuto.